Agenti libici circondano l'ambasciata svizzera a Tripoli
«Berlusconi ha fatto sforzi persistenti con il colonnello nel tentativo di contenere la crisi» dei visti. Il quotidiano on line "Oea", vicino al figlio di Gheddafi, Seif Al Islam, commenta così il colloquio telefonico di domenica sera tra il presidente del Consiglio italiano e il leader libico Muhammar Gheddafi. La notizia è confermata dal ministro degli Esteri, Franco Frattini, il quale si augura che si giunga presto a un accordo per la liberazione dei due cittadini svizzeri detenuti e, d'altra parte, alla rimozione della lista nera stilata dal Paese europeo. Ma, nonostante gli sforzi diplomatici, alcune decine di poliziotti libici hanno circondato, lunedì mattina, l'ambasciata svizzera a Tripoli dopo l'ultimatum all'ambasciata elvetica per consegnare alla giustizia Max Goeldi, uno dei due svizzeri che dal luglio del 2008 non possono lasciare la Libia in seguito a una condanna a quattro mesi di prigione per violazione della legge sui visti. La liberazione - Secondo quanto annunciato dal suo avvocato, Max Goeldi ha lasciato l'ambasciata elvetica a Tripoli in cui si è rifugiato e si è consegnato alla polizia locale alle 13 italiane. Rachid Hamdani, l'altro cittadino elvetico coinvolto nella crisi fra Svizzera e Libia, che per alcune ore la scorsa settimana ha colpito gli altri Paesi dell'area Schenghen, è invece già uscito dall'ambasciata salendo su un'auto per lasciare il Paese.