La Libia mette alla porta gli europei

Michela Ravalico

Vietato entrare in Libia. Il governo di Tripoli ha sospeso il rilascio dei visti di ingresso ai cittadini di tutti gli Stati dell’area Schengen. E non solo. Da domenica sera sta rimpatriando tutti i viaggiatori già in possesso di visto che atterrano all'aeroporto di Tripoli. Per adesso sono stati rispediti in patria sei italiani, nove portoghesi, un francese, un altro cittadino europeo proveniente dal Cairo menter 18 cittadini maltesi sono bloccati da domenica sera nell'aeroporto di Tripoli. A scatenare il provvedimento, la decisione della Svizzera di vietare l'ingresso nel suo Paese al leader Muammar Gheddafi e altre187 personalità libiche in vista. L'intervento della Farnesina- L'Italia è pronta a fare da mediatore tra Berna e Tripoli. Il governo, infatti, chiederà che la decisione libica di sospendere la concessione di nuovi visti di ingresso ai cittadini dei Paesi Schengen, nonchè la validità dei visti di ingresso già rilasciati, sia oggetto di discussione già alla prossima riunione dei ministri degli Esteri dell'Ue in agenda il 22 febbraio. Per Franco Frattini, comunque, la responsabilità è degli elevetici. "La decisione della Svizzera di bandire in una black list 188 personalità libiche tra cui lo stesso Muammar Gheddafi prende in ostaggio tutti i Paesi dell'area Schengen, ha detto il ministro degli Esteri. "La Svizzera va aiutata a risolvere una questione bilaterale, ma non a spese di tutti". Frattini- «La soluzione va individuata a livello comunitario e l'Italia ha suggerito all'Unione europea di effettuare un passo su entrambe le capitali per cercare di trovare di comune accordo una soluzione tecnica al problema». È quanto afferma in un'intervista alla Stampa, il ministro degli Esteri, Franco Frattini, dopo che la Libia ha chiuso le proprie frontiere agli europei in reazione alla decisione della Svizzera di impedire a 186 personalità libiche, tra cui lo stesso Gheddafi, l'ingresso nell'area Schengen perchè ritenute «pericolose per la sicurezza». «Si potrebbero concedere visti ai cittadini libici che consentano loro l'ingresso nei Paesi dell'area Schengen escludendo però la Svizzera - propone Frattini -. Ne parleremo nella prossima riunione dei ministri degli Esteri lunedì a Bruxelles. Abbiamo chiesto di discutere la questione anche all'interno del comitato Schengen a Bruxelles, in programma dopodomani». Il titolare della Farnesina ribadisce poi che «siamo seriamente preoccupati e abbiamo chiesto a Tripoli di ripensare» la sua decisione La replica di Bruxelles -  Il neo commissario Ue agli Affari Interni, Cecilia Malmstroem, ha "deplorato", a nome dell’Esecutivo comunitario, la decisione delle autorità libiche di sospendere la concessione dei visti ai cittadini europei dell’area di Schengen, giudicandola "unilaterale e sproporzionata".  La questione, messa in cima alla lista delle priorità, verrà discussa "prima della fine della settimana" dalla Commissione, assieme ai rappresentanti degli Stati membri dell’Ue e i paesi associati di Schengen per considerare la reazione più appropriata da prendere. La vicenda - Il giornale libico Oea, legato al figlio di Muammar Gheddafi, aveva diffuso per primo la notizia riferendo di un provvedimento relativo ai paesi dell’area Schengen, che comprende Svizzera, Norvegia e Islanda. Gran Bretagna e Irlanda non fanno parte dell’area Schengen. A quanto si apprende da fonti libiche, il provvedimento è una "ritorsione" alla misura presa da Berna nei confronti di Muhammar Gheddafi e di altri 187 libici, banditi dalla federazione elvetica. Il provvedimento è una ritorsione alla misura presa da Berna nei confronti di Muhammar Gheddafi e di altri 187 libici, banditi dalla federazione elvetica. Secondo il quotidiano Oea, "le autorità svizzere hanno preso la decisione di vietare a 188 personalità libiche l’ingresso nel Paese" e tra queste parlamentari e funzionari "dell’apparato di sicurezza, di quello militare e di quello economico". Una scelta, si legge sul quotidiano, che "potrebbe minare gli interessi ella Svizzera" e alla quale Tripoli potrebbe reagire con "misure reciproche". Dall’arresto del figlio di Gheddafi, Hannibal, nel luglio del 2008, le relazioni tra Tripoli e Berna sono molto tese. Al fermo, anche se per poche ore, di Hannibal e della moglie con l'accusa di aver maltrattato due dipendenti di un albergo di Ginevra, la Libia rispose con il processo a due uomini d’affari svizzeri accusati di violazioni del permesso di soggiorno e di attività illegali. I due sono costretti da allora a vivere nell’ambasciata elvetica. Un tribunale libico ha poi comminato nei confronti di uno di loro una multa; le accuse contro l'altro sono state lasciate cadere.   No comment da Berna - La Svizzera non commenta lo stop della Libia al rilascio dei visti di ingresso ai cittadini dei Paesi della zona Schengen. «Il governo svizzero ha deciso alla fine dell'estate 2009 una politica dei visti restrittiva nei confronti della Libia. Tale politica è ancora applicata", ha aggiunto senza fornire alcun dettaglio. Le tappe della "guerra" Svizzera-Libia - Ad innescare la tensione tra i due paesi, è stato l'arresto del figlio del colonnello Gheddafi, Hannibal Gheddafi. Il 16 luglio 2008 il rampollo libico è stato arrestato insieme alla moglie (al nono mese di gravidanza) in un hotel di lusso di Ginevra per aver picchiato due camerieri. La coppia era arrivata a Ginevra appositamente per il parto. Il giorno dopo il figlio di Muhammar Gheddafi e la moglie sono stati rilasciati su cauzione e sono tornati in Libia. A quel punto Triboli ha bloccato per una settimana le forniture di petrolio alla Svizzera. Poi, il 3 settembre 2008, la Procura di Ginevra ha archiviato le accuse contro Hannibal dopo che i due camerieri hanno ottenuto un ingente risarcimento e il permesso di soggiorno in Svizzera. Il 9 ottobre 2008 Tripoli blocca di nuovo le forniture di petrolio alla Svizzera e ritira sette miliardi di dollari dalle banche della confederazione elvetica. Il 23 dicembre 2008 viene cancellato il collegamento Swiss tra la Svizzera e la Libia. Nove mesi dopo circa, il 20 agosto 2009, arrivano le scuse ufficiali del presidente svizzero Hans Rudolph Merz per l'ingiusta detenzione di Hannibal.  Il 3 settembre 2009 Gheddafi annuncia che chiederà all’Onu lo smembramento della Svizzera e l’assegnazione dei suoi territori a Francia, Italia e Germania. Il 7 novembre 2009 vengono liberati e sono nell’ambasciata svizzera a Tripoli due uomini d’affari svizzeri arrestati all’indomani dell'arresto di Hannibal. L'ultima mossa in questa escalation di tensione risale a domenica 14 febbraio 2010, quando la Svizzera sceglie di proibire a 188 libici, tra cui la famiglia di Gheddafi, l’ingresso in territorio elvetico.