Le frasi del premier contro i Pm al vaglio del Csm
Aperto un fascicolo sulle frasi scagliate da premier Silvio Berlusconi contro i Pm. «Bertolaso non si tocca» e i «pm si vergognino per aver sollevato accuse di questo genere» sono le più recenti e sono, evidentemente, collegate alla fresca notizia dell'indagine contro il capo della protezione civile, uomo assai stimato dal capo del governo. La notizia dell'apertura del fascicolo giunge in concomitanza con la condanna di Daniele Capezzone, oggi deputato e portavoce Pdl (all'epoca segretario politico dei Radicali) per un fatto analogo: definì teppista un magistrato. Berlusconi non è nuovo ad apprezzamenti anche forti verso i magistrati. E infatti, la frase pronunciata giovedì dal presidente del Consiglio sull'inchiesta della procura di Firenze che ha coinvolto il capo della Protezione civile, è finita nella ormai voluminosissima pratica-contenitore della Prima Commissione del Csm che raccoglie attacchi rivolti da Silvio Berlusconi a magistrati di diversi uffici giudiziari a partire dal settembre scorso. Un lavoro che si concluderà presumibilmente, come è accaduto in passato di fronte a casi simili, con una risoluzione sui rapporti tra istituzioni e tra politica e giustizia. Ma tutto questo non avverrà in tempi stretti: «Non intendiamo interferire con le elezioni regionali, definiremo la pratica dopo», assicurano da Palazzo dei marescialli. La Commissione ha aperto la pratica il 3 novembre scorso all'unanimità a tutela dei magistrati delle Procure di Palermo e di Milano che hanno riaperto le indagini sulle stragi mafiose, e che l'8 settembre scorso sono stati accusati da Berlusconi di cospirare contro di lui; e anche a difesa di giudici e pm del capoluogo lombardo,definiti un mese dopo dal premier dopo la condanna in appello dell'avvocato inglese Mills «comunisti» e la vera «anomalia» del Paese. Nel fascicolo sono poi state inserite altre dichiarazioni più recenti del premier: come il paragone tra l' «aggressione» giudiziaria nei suoi confronti e quella fisica subita a piazza del Duomo da parte di Massimo Tartaglia; e la definizione di «plotone di esecuzione» riservata ai giudici di Milano. Di queste ultime dichiarazioni, sarà poi la Commissione a stabilire se darne conto nel documento finale che chiuderà la pratica a tutela. Il caso Capezzone - Fermo restando il diritto di critica nei confronti dei magistrati, ci sono casi in cui «l'attacco al comportamento nasconde per le modalità espressive prescelte dall'autore», la diversa «intenzione di confezionare un messaggio mediatico» che censurandone il comportamento «mira in realtà a colpire senza una giustificazione l'integrità morale della persona». È questo il caso, secondo la Corte di Cassazione, delle dichiarazioni fatte alla stampa da Daniele Capezzone, che nel 2000 aveva parlato di «comportamenti letteralmente teppistici dei magistrati» in merito alle indagini sull'omicidio di Marta Russo, la studentessa uccisa nel 1997 da un colpo di pistola all'Università La Sapienza di Roma. Condannato dal tribunale e dalla Corte d'Appello di Perugia nel 2008 per diffamazione nei confronti del pm Carlo La Speranza, che aveva condotto le indagini, la sentenza su Daniele Capezzone è stata confermata anche dalla Suprema Corte.