Legittimo impedimento passa al Senato

Albina Perri

La Camera dei deputati approva la legge sul legittimo impedimento che permette al premier e ai ministri di evitare i processi che li vedono imputati per 18 mesi. Il testo è stato approvato con 316 voti a favore, 239 contrari e 40 astenuti, e ora passa al Senato. In aula però è esplosa la bagarre. La discussione finale è stata caratterizzata da schermaglie e fischi tra gli schieramenti. Con Di Pietro contestato a più riprese dai banchi della maggioranza e l'opposizione che se l'è presa con il premier Silvio Berlusconi. In un emiciclo straordinariamente affollato, presente anche tre quarti dei componenti del governo, si è assistito a urla, proteste, insulti e perfino a lancio di palline di carta e cartelli di protesta sul voto finale. Il provvedimento- Il provvedimento stabilisce che il premier può ottenere il rinvio dell’udienza dei processi in cui è imputato, perché "legittimamente impedito" dalle sue attività di governo a comparire in tribunale. Ogni rinvio può estendersi fino a 6 mesi, per un totale di 18 mesi. E’ sufficiente che la presidenza del Consiglio attesti l’esistenza di questo impedimento, perché il giudice rinvii il processo ad altra udienza. Queste norme sono estese anche ai ministri. Bossi: "La legge andava fatta" Umberto Bossi ha salutato con favore l’approvazione del legittimo impedimento. "Andava fatta e l’abbiamo fatta" ha detto il ministro commentando con i cronisti alla Camera il primo via libera alla legge. "C’è sempre qualche moralista - ha aggiunto -, ma questa è la dimostrazione che la maggioranza è molto forte". Alfano: "Non è un privilegio" La legge sul legittimo impedimento tutela "il diritto a governare da parte di chi ha vinto le elezioni. Ne resto convinto". Lo ha detto il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, lasciando Montecitorio. Secondo il ministro "non si tratta di un privilegio, ma del legittimo diritto a sottoporsi a processo" da parte del premier "senza che questo gli impedisca di governare". Così è possibile "coniugare il diritto del cittadino presidente del Consiglio con il dovere del presidente del Consiglio ad adempiere al mandato" ottenuto con la vittoria elettorale. L'Udc si astiene I tempi per l'esame del provvedimento sono contingentati e nel calendario dell'assemblea il voto finale è già fissato per oggi pomeriggio. La maggioranza resiste al primo voto segreto sull’emendamento all’articolo 1, presentato dall’Udc, che proponeva di consentire l’assunzione delle prove urgenti anche in caso del rinvio del procedimento. A scrutinio segreto, richiesto dagli stessi centristi, la proposta è stata bocciata con 14 voti di scarto: 271 i favorevoli, 285 i contrari. Poi, durante le dichiarazioni di voto, i centristi ritirano l'appoggio annunciato al provvedimento. Ad annunciarlo in aula alla Camera è stato Michele Vietti. "L’Udc non voterà questo provvedimento - ha detto -, si asterrà" spiegando che il voto non sarà favorevole solo perché la norma viene estesa oltre che al premier anche ai ministri. Di Pietro fischiato e contestato Antonio Di Pietro è stato più volte interrotto e contestato dai banchi della maggioranza mentre pronunciava la sua dichiarazione di voto sul legittimo impedimento. Più volte, mentre parlava, dai banchi del Pdl è stato gridato "Contrada, Contrada!", "Golpista" e "Pensa a Borsellino". Il leader dell'Idv si è schierato apertamente contro il provvedimento: "No a questa legge porcata che umilia le istituzioni, offende il parlamento e il Paese e ha un unico mandante: lei, signor presidente Berlusconi. Una persona che il Paese farebbe bene a mandare a casa quanto prima". Marcia indietro dell'Udc - Avevano detto che avrebbero votato a favore. Ma ora hanno deciso di astenersi. I deputati dell'Udc non votano il legittimo impedimento, ma nemmeno lo bocciano. A dirlo è stato Michele Vietti. "L'Udc non voterà questo provvedimento", ha detto, "si asterrà". Durissimo l'intervento di Antonio Di Pietro. "Solo in un Paese barbaro e dittatoriale si può immaginare che un presidente del Consiglio si faccia fare una legge apposita per non farsi processare", ha detto il leader dell'IdV. Il premier, ha insistito, si è fatto fare "decine e decine di leggi alla bisogna, aggirando la Costituzione e la buona fede degli elettori". Per Pierluigi Bersani, capo del Pd, "le norme sul legittimo impedimento permetteranno al premier di farsi la giustificazione da solo. Infatti Silvio Berlusconi non vuole farsi giudicare e per evitare il processo è disposto a intaccare i pilastri del nostro sistema istituzionale".