Il commento/Alitalia

Albina Perri

Luigi Santambrogio - Ballano, festeggiano, agitano la bottiglia e innaffiano di champagne i colleghi, come fossero Massa e Hamilton. Scene di lotta di business class a Fiumicino: piloti, hostess, steward con la regia del trattorista-contadino Di Pietro (quando c’è da rimestare nelle acque torbide, non manca mai)  hanno ballato  alla notizia che l’Ammiraglia  di bandiera aveva sbattuto contro l’iceberg di Colaninno & C e  iniziava l’affondamento. Come i disgraziati del Titanic, con l’unica differenza che i poveretti del transatlantico inaffondabile  mica avevano colpe. Questi della fu Alitalia, invece, di colpe ne hanno accumulate tante da pareggiare la montagna delle perdite. Brindano e si sganasciano dalle risa, invece di correre alla scialuppe, cercare una barca, una zattera o  anche un pezzo  qualsiasi di legno  per tenersi a galla e agguantare  la riva. Macché, sono sicuri (ma chi glielo ha fatto credere?) dell’esistenza di un Piano B, di qualcuno e qualcosa che intervenga e li accompagni gentilmente ancora a mettere le loro preziose chiappe nella cabina dei Boeing. Di continuare a pilotare a  spese dei cittadini che hanno già depositato  negli hangar Alitalia carriolate di  miliardi. Insomma, pensano che una volta tolta di mezzo la cordata privata, la sola andata in soccorso del Titanic con le ali, gli arrivi, come al solito, il Grande Salvagente dello Stato. Sperano che altri miliardi a sostenere le alte quote dei loro stipendi arrivino da un nuovo mega prestito, che sarebbe ancora  a danno dei contribuenti e della ragione. Stavolta, così non andrà: non ci sanno altri interventi di Pantalone, anzi. Questo signore molto generoso se ne andato in pensione da tempo. Nei suoi  anni  è stato preso per i fondelli e raggirato da tutti, belli e brutti: dalla fabbrichetta di Afragola  alla grande succhia soldi dell’Avvocato con il trip delle auto. Che degli incassi privati e dei debiti pubblici aveva fatto la sua strategia aziendale. Ora non è più così e non saranno i piloti a richiamare il mitico pagatore in servizio. Loro brindano allo sfascio  e al  muoia Sansone: sono riusciti nella magnifica impresa di mettere in fuga l’unica cordata che poteva rimetterli in aria. Non sanno che ora si ritroveranno con il culo per terra e la cordata sfumata sarà la loro corda al collo. Del resto, che puntavano al crash lo si era capito da giorni: dicono che i capi di queste aquile urlanti siano vicini a d Alleanza Nazionale e non degli estremisti pagati dai comunisti. Beh, potranno pure avere la tessera della bocciofila di Arcore o andare a pesca con Fini: restano comunque degli irresponsabili sfascisti, quarantenni viziati e abituati per anni a ricattare l’azienda con le loro aste al rialzo. E a lasciare appiedati i clienti che ormai per un Milano-Roma e ritorno pagavano cifre che con un’altra compagnia ci fanno una vacanza alle Turks and Caicos, hotel tre stelle compreso. Bell’epilogo per il compagno Epifani: i metalmeccanici li aveva già mandati alla malora da un pezzo, gli erano rimasti i pensionati. Forse, per dare una spinta al baraccone Cgil ha pensato bene di attaccarsi alle ali di questi condor spelacchiati. Poteva ben immaginare, il sindacalista  low cost, che con ‘sti tacchini con la suite garantita,  andava a spiaccicarsi malamente. Oggi, ballano e cantano guardando giù nel baratro senza soffrire di vertigini. Contenti che sia finita così. Domani, forse, si ripiglieranno dall’euforia insensata, cominceranno a mettere i loro preziosi piedini sulla terra e a comprendere lentamente in che casino si sono cacciati. Che dite, si pentiranno? Torneranno indietro chiedendo a tutti una penna per firmare quell’accordo pirlescamente rifiutato? Piano con l’ottimismo. No, i nostri bravi capitani cominceranno a mettere in scena la farsa dello sciopero selvaggio, ma non troveranno più nemmeno l’aereo sul quale non salire e non far partire. Allora potrebbero occupare gli aeroporti e le piste di decollo e atterraggio. Impedendo così l’esercizio alle compagnie straniere e bloccando il traffico negli aeroporti italiani. Speriamo di no, ma non è escluso che possa succedere. Prepariamoci, ma dopo tanti anni di scioperi a singhiozzo, a Boeing alterni, selvaggi o addomesticati, stavolta sarà una passeggiata.  Sì, qualche settimana di caos, poi si tornerà a volare sotto altre ali e su altri sedili. Per il momento, il capitano di consiglia di allacciare le cinture, di spegnere i cellulari e armarvi di pazienza a volontà. Sugli aeroporti italiani è previsto cattivo tempo con qualche violento temporale. Si ballerà, ma non c’è pericolo: il peggio è passato. Auguri e cin cin anche per noi.