Traffico illecito di rifiuti

Maria Acqua Simi

Dieci nuovi arresti in Lombardia. A finire in manette, questa volta, è un'organizzazione specializzata nel traffico illecito di rifiuti pericolosi. Sono dieci quindi iprovvedimenti restrittivi, una quarantina di perquisizioni, sequestri di sette aziende, e decine di mezzi, oltre ad aree e impianti di stoccaggio di rifiuti. Nell'operazione sono stati impegnati circa 200 militari del Gta di Treviso, con il sostegno dei carabinieri dei comandi provinciali di Varese, Monza, Milano e del secondo Elinucleo di Orio al Serio (Bergamo). Gli ordini di custodia cautelare sono stai emessi dal gip Nicoletta Guerrero, su richiesta del pm Sabrina Ditaranto del tribunale di Busto Arsizio (Varese). La complicità dei bancari - Gli indagati sono accusati di associazione per delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti, falsità documentale e riciclaggio. A capo dell'organizzazione un campano legato alla famiglia siciliana di Giuseppe Onorato, più volte arrestato per riciclaggio in Lombardia di denaro appartenente a cosche mafiose. Tra gli indagati anche vertici locali di alcuni istituti bancari compiacenti. L'organizzazione, secondo quanto accertato dai carabinieri, operava attorno a un sito di Fagnano Olona (Varese), noto come La Valle, formalmente adibito a ricovero di mezzi, ma di fatto utilizzato illecitamente come base di stoccaggio e trattamento di rifiuti pericolosi. Coinvolti nell'inchiesta i membri della famiglia di Salvatore Accarino, che avrebbe coordinato l'illecita gestione di rifiuti provenienti dalla bonifica della cartiera Fornaci di Fagnano Olona, soprattutto terre contaminate da idrocarburi e metalli pesanti. Secondo l'Ansa, gli ingenti guadagni sarebbero poi stati riciclati con l'acquisto di mezzi e attrezzature da impiegare nelle società collegate all'organizzazione, oppure acquistando nelle aste pubbliche mediante prestanomi unità immobiliari in passato pignorate alla famiglia Accarino. Salvatore Accarino, tramite la creazione di diverse società intestate a prestanome, dirigeva l'organizzazione raccogliendo rifiuti speciali, pericolosi e no, in Lombardia e anziché trasferirli in luoghi autorizzati, li avrebbe trasferiti in siti non autorizzati con alti guadagni. Secondo quando accertato, Accarino poteva disporre di parecchio denaro e numerosi conti correnti bancari intestati a società e persone a lui vicine. Nonostante il suo status di pluriprotestato, che impediva di fatto la titolarità dei depositi, Salvatore Accarino sarebbe stato sistematicamente favorito dai direttori e impiegati di banca di alcuni istituti di credito nelle province di Verbania, Varese e Milano.