Malaysia, un'altra chiesa sotto attacco

Albina Perri

 Nuovo attacco contro una chiesa in Malaysia, il quarto nelle ultime 24 ore. Bottiglie molotov sono state lanciate contro la chiesa luterana del Buon Pastore in quartiere sud-occidentale della capitale, Kuala Lumpur. La polizia ha riferito che nelle prime ore del pomeriggio alcuni ordigni sono stati scagliati in direzione delle finestre al primo e al secondo piano dell’edificio. I vetri non sono stati colpiti ma è stata danneggiata la facciata della chiesa. La rivolta contro la minoranza cristiana, che rappresenta il 10% della popolazione del Paese del sud-est asiatico, è stata scatenata da una sentenza che ha riconosciuto il diritto dei cristiani di usare il termine Allah per riferirsi a Dio. La rivolta è stata scatenata da una sentenza che ha riconosciuto il diritto dei cristiani di usare il termine Allah per riferirsi a Dio "La situazione è comunque preoccupante”riferisce ad AsiaNews p. Lawrence Andrew, direttore del settimanale cattolico Herald. Il sacerdote conferma inoltre “una campagna di propaganda nazionale” della maggioranza musulmana, secondo cui “il nome Allah può essere usato solo per riferirsi al Dio dell’islam”. “Siamo preoccupati – afferma il sacerdote – ma la situazione non è ancora di pericolo. Abbiamo avviato una stretta collaborazione con il governo, per contribuire a riportare la tranquillità del Paese”. Proprio per evitare ulteriori violenze, p. Lawrence dice  che “non useremo la parola Allah nelle edizioni del nostro giornale finché la magistratura non avrà emesso la sentenza definitiva”. “Ieri la tv ha trasmesso in tutto il Paese la preghiera del venerdì. Durante il sermone si è ripetuto più volte che Allah è il Dio dei musulmani e essi soli lo possono utilizzare. È un tentativo di mettere sotto pressione i giudici, perché cancellino la sentenza della Corte suprema. Con un clima di questo genere, non sarà possibile svolgere un processo equo e giusto”.