Scuola, nuove contestazioni
Roma - Non c’è pace per la scuola italiana. L’anno scolastico è appena cominciato e già non mancano i malcontenti. A Roma, Firenze, Genova e nelle Marche, è partita la protesta di centinaia di insegnanti e studenti con tanto di striscioni del tipo “Il futuro dei bambini non fa rima con Gelmini”, oppure “Jurassic school”. Tutti uniti per protestare contro le recenti decisioni prese dal ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini. “Vogliamo contestare le politiche del ministro Gelmini che vuole riportare la scuola italiana indietro di vari decenni allontanandoci dal resto dell’Europa, come dimostra la riduzione di fatto dell’obbligo scolastico, il taglio drastico di investimenti, il ritorno al maestro unico alle elementari e al voto di condotta”, spiegano i leader degli studenti per voce di Roberto Iovino, Coordinatore Nazionale UdS. Alla scuola elementare Daneo, nel centro storico del capoluogo ligure, il personale si è presentato con grembiule nero e cappelli da asino. “La scuola così va indietro e non avanti”, ha spiegato un’insegnante. Proteste singolari anche a Roma, dove all'ingresso della scuola elementare Iqbal Masih, nel quartiere Casilino, un gruppo di genitori si sono vestiti a lutto in segno di protesta. Molti al braccio hanno una fascia nera, altri indossano magliette con slogan contro il ministro: “Stiamo raccogliendo delle firme per una petizione contro il decreto ministeriale”, spiega il papà di un bimbo che frequenta la terza elementare. “Metteremo in atto un'occupazione: dormiremo qui anche con alcuni genitori”, afferma, invece, una delle insegnanti. “Faremo di tutto contro questi decreti: maestro unico vuol dire inchiodare i ragazzi ad una scuola anacronistica”. Ma il ministro dell’Istruzione non si lascia intimidire e risponde così alle provocazioni: “Trovo vergognoso che si strumentalizzino i bambini per cavalcare proteste che sono solo politiche”. “Per tutti i bambini”, prosegue la Gelmini, “il primo giorno di scuola è una festa, un momento di gioia e allegria, non certo un’occasione per terrorizzarli. Sembra non conoscere limite, invece, l’opera di disinformazione e allarmismo messa in piedi da chi difende lo status quo di una scuola che per come è strutturata oggi non può avere un futuro. La scuola non può essere utilizzata come un luogo di battaglie politiche”.