La Lega bacchetta Tettamanzi
La polemica- Ieri usciva un articolo sulla Padania rivolto al card. Dionigi Tettamanzi, guida della chiesa milanese. Il titolo del pezzo, provocatorio, era: "Onorevole Tettamanzi" e all'interno la domanda, chiara: "Cardinale o imam? Se lo chiedono in molti. Tettamanzi la città la vive poco". L'attacco del quotidiano della Lega all'arcivescovo di Milano arriva due giorni dopo l'annuale omelia in occasione della festa patronale di Sant'Ambrogio. Discorso nel quale l'arcivescovo di Milano aveva ripreso la giunta di Letizia Moratti e le istituzioni sui temi della moralità e dell'accoglienza, esortando gli amministratori a far rifiorire il tradizionale "solidarismo ambrosiano". Così, ecco l'attacco durissimo dalla Lega, che accusa il cardinale di occuparsi troppo dei rom e troppo poco di crocifissi. La vittoria del no al referendum svizzero anti-minareti, infatti, era stata accolta con giubilo dalla Lega, che ne proponeva uno anche in Italia. Mons. Antonio Maria Vegliò, presidente del pontificio consiglio per i Migranti, aveva quindi espresso «forte preoccupazione» per il voto svizzero e, di rimando, Castelli aveva ribattuto con la proposta di inserire la croce nel tricolore, Avvenire risponde chiedendo di evitare «strumentalizzazioni» e definisce la proposta «di corto respiro». L'intervista di Calderoli- Un attacco rinforzato dall'intervista rilasciata oggi dal ministro Calderoli a La Repubblica. «La grande capacità della Chiesa territoriale dovrebbe essere la vicinanza con il territorio. Tettamanzi con il suo territorio non c'entra proprio nulla. Sarebbe come mettere un prete mafioso in Sicilia». Il ministro per la Semplicficazione non si lascia sfuggire l'occasione di un affondo sulle recenti polemiche riguardanti il crocifisso: «Perché Tettamanzi non è mai intervenuto in difesa del crocifisso? Perché parla solo dei rom?». E, ancora: «Negare che persone di una certa etnia facciano un tipo di attività è disconoscere la realtà. Seguendo la logica dei poverini non si va da nessuna parte, si trasformano solo i nostri poverini in agnelli sacrificali». Tettamanzi, aggiunge, «faccia quello che vuole. Noi continueremo ad andare nel senso opposto. A Milano o in Lombardia un sacerdote che fa politica non lo ascolta nessuno». «È sorprendete che qualcuno voglia fare della dietrologia sui nostri richiami», dice il ministro. «Avere il massimo rispetto (per la Chiesa) non vuol dire abbassare la testa. Il rispetto deve essere reciproco. Avevo già detto che qualcuno nella Curia di Milano era figlio del cattocomunismo. L'autonomia è di tutti - prosegue - ma l'orientamento della Chiesa sui problemi della globalizzazione dovrebbe essere tenuto presente anche dai suoi sottoposti». «Non spetta a noi intrometterci nei rapporti tra le cariche ecclesiastiche, ma non posso non vedere che tra le nostre posizioni e quelle della maggioranza dei vescovi, della Chiesa romana fino alla Cei c'è la massima assonanza. Non con quelle di Milano. Tettamanzi - conclude - concepisce lo spirito cristiano basato sui diritti slegati dai doveri. Noi invece pensiamo che tutti abbiano dei diritti, ma a fronte di doveri». A caldo, il ministro ha commentato le critiche alla sua intervista: «Quel che mi spiace di più è veder fare politica a senso unico. Del resto la mia posizione sull'arcivescovo di Milano è chiara da anni. Io sono sempre stato critico sulla Chiesa del Concilio Vaticano II e mi sembra che Tettamanzi sia un nostalgico di quella Chiesa. Ma i tempi cambiano. E credo che l'unico che non sbaglia sia Papa Ratzinger». Bossi prende le distanze- Ma il leader della Lega, Umberto Bossi, prende le distanze dalle pesanti accuse al presule milanese e, nel farlo, ha proposto di collocare un presepe in ogni scuola e in ogni Comune, sulla scorta di quanto fatto a Palazzo Marino dal sindaco di Milano, Letizia Moratti. Secondo Bossi il presepe è un elemento della "tradizione": «La gente oltre alla cristianità dà peso alla tradizione e si sente sicura quando la tradizione è rispettata», ha detto il leader leghista. Tettamanzi si dice sereno- «Sono sereno, in questo momentoriscopro il dono della libertà che trova radice e forza nellaresponsabilità», ha detto invece oggi l'arcivescovo di Milano rispondendo ai giornalisti che gli hanno chiesto,subito dopo la messa per la festività di S. Ambrogio, dicommentare gli attacchi rivoltigli dalla Padania e dal ministroCalderoli. «La mia bussola - ha aggiunto - è la parola del Vangelo ele esigenze profonde stampate in ogni persona». Rapporto conflittuale- Quello tra Chiesa e Lega è un rapporto conflittuale da sempre. Un po' perché fare i conti con la tradizione cattolica non è sempre stato semplice, un po' per la deriva che in certe diocesi questa ha preso. Solo un anno fa, il ministro Calderoli aveva detto di Tettamanzi: "' è l'ultimo baluardo del cattocomunismo", rispondendo alla proposta del cardinale di creare luoghi di preghiera per i musulmani. Un'apertura quasi eccessiva all'altro, sicuramente non dettata da ingenuità, che spesso ha rischiato di cadere nel politico. Un rapporto quindi tormentato: lo scorso 23 agosto, Bossi invitava: «Le porte le apra il Vaticano, che ha il reato di immigrazione clandestina», inserendosi nelle polemiche seguite alla morte degli immigrati eritrei naufragati al largo di Lempedusa. Il giorno dopo, il segretario del pontificio collegio per i Migranti, monsignor Agostino Marchetto, attacca il reato di immigrazione clandestina che la Lega vuole inserire nella disegno di legge sicurezza, definendolo «un peccato originale». Replica Calderoli: «Marchetto parla a titolo personale, chi parla così sono i soliti cattocomunisti». Il 25 agosto, la Padania minaccia: se la Chiesa non manterrà un atteggiamento di neutralità rispetto alle scelte del governo «bisognerà inserire nell'agenda anche una revisione del concordato». L'incontro- Il 3 settembre, giorno delle dimissioni del direttore di Avvenire Dino Boffo in seguito alle accuse lanciate da «Il Giornale», la svolta. Bossi e Calderoli vengono ricevuti in Vaticano da Angelo Bagnasco, presidente della Cei. Il 23 settembre nuovo incontro Oltretevere, questa volta con il segretario di Stato Tarcisio Bertone. Sembravano quindi essersi smorzate le tensioni, fino all'editoriale di ieri. Che ha avuto notevole successo tra i suoi lettori, sebben oggi siano in molti a difendere il cardinale, anche tra chi - pur cattolico - vive realtà di fede certamente non in linea con l'indirizzo del successore di Sant'Ambrogio. È il caso di Buttiglione (Udc), che in una nota informa: «Come tutti i milanesi ci stringiamo intorno al successore di Sant'Ambrogio e San Carlo il qualeesprime i valori fondanti della comunità cristiana milanese. Sono inaccettabili e incomprensibili gli attacchi politici di questi giornial cardinale Dionigi Tettamanzi. Un pastore che esprime la sensibilità della gente del suo territorio, ma come buona guida sa anche correggere il suo popolo quando sbaglia». È il caso, ancora, di Maurizio Lupi, deputato del Pdl in quota a Comunione e Liberazione, che ha parlato di «posizione strumentale che non fa bene al paese. L'identità cristiana dell'Italia non si difende attaccando chi la rappresenta. Ma se il Carroccio sbaglia, altrettanto fa il Pd con Pierluigi Castagnetti che coglie la palla al balzo per attaccare i cattolici del Pdl. Evidentemente è un modo per cercare di nascondere il malessere dei cattolici che continuano a fuggire dal Pd. Prima di dare lezioni forse Castagnetti dovrebbe guardare in casa propria».