Tornano i voti in pagella
Aveva promesso il pungo duro e così sarà. Mariastella Gelmini, ministro dell’Istruzione, ha fatto sapere che in pagella non compariranno più i “buono”, “sufficiente” o “distinto”, ma solo i voti. Lo ha dichiarato in seguito al Consiglio dei ministri di questa mattina a Roma: “Il ritorno al voto è frutto di una proposta della sottoscritta e del ministro Tremonti, perché noi crediamo che nella scuola serva chiarezza e che competa agli insegnanti definire il livello di apprendimento degli alunni in ogni singola materia”, sono le parole della Gelmini. Tornano i voti e tornano i giudizi che dovranno “essere esplicativi del risultato conseguito”. Il “5” vorrà dire bocciatura e in generale il voto farà media nella media complessiva. Tra le novità, come aveva anticipato ieri nel corso del meeting di Cl a Rimini, arriva sui banchi “Educazione della costituzione e alla cittadinanza” perché la scuola “deve rimettere al centro la persona e preparare i ragazzi ad essere cittadini consapevoli dei diritti e dei doveri e conoscitori dei principi costituzionali”. Maestro unico e caro-libri - Il progetto del maestro unico per ogni classe rimane in cantiere. “Il Consiglio ha espresso parere favorevole”, fa sapere il ministro, “e sarà contenuto nel piano programmatico per la scuola contenuto nella Finanziaria e sui cui stiamo lavorando con il ministro Tremonti”. I libri di testo invece saranno rieditati solo se strettamente necessario: “Continueremo la battaglia contro il caro-libri. Io e gli altri componenti del consiglio, in primo luogo il presidente Berlusconi, intendiamo aiutare le famiglie a combattere il caro-libri. Per questo i testi scolastici potranno essere rieditati soltanto se strettamente necessario”. Proteste - Di fronte al pungo duro, l’Unione degli studenti risponde al solito con la minaccia di proteste. “Ci vediamo in piazza”, fanno sapere perché a detta loro il lavoro della Gelmini “ribalta uno dei principi fondamentali dello Statuto degli studenti e delle studentesse, cancellando in un solo colpo i risultati di decenni di lotte per il primato del profitto e della qualità dell'insegnamento”. “Ci opponiamo al voto di condotta in quanto crediamo in una scuola che si basi sulla partecipazione degli studenti e sull'inclusione costruttiva delle marginalità, non in una scuola che, con un'impressionante balzo indietro ai ‘decreti regi’, sa rispondere alla violenza ed al bullismo solo con la repressione”, si legge in un comunicato.