Amianto, morti in aumento

emanuele satolli

Si apre il primo ottobre a Taormina la conferenza mondiale sull’amianto che vedrà la partecipazione di ricercatori e scienziati internazionali. Durante la conferenza promossa dall’ISPESL (Istituto Superiore per la Prevenzione e la Sicurezza del Lavoro), si discuterà su come intervenire nei Siti da bonificare di Interesse Nazionale (SIN), su come realizzare mappature dell'amianto a scala nazionale e sulle più opportune procedure per calcolare l'analisi di rischio. L’incontro di tre giorni, avrà anche lo scopo di fornire informazioni in merito ad aspetti legali, all'associazionismo delle vittime dell'amianto ed al loro supporto, agli studi epidemiologici e a eventuali modifiche delle legislazioni nazionali ed internazionali. 27.700 siti contaminati - A seguito della legge 93 del 2001 con l’appoggio del ministero dell’Ambiente, l’ISPESL ha coordinato le singole regioni italiane chiamate a fornire una mappatura dei siti a rischio presenti sul territorio nazionale. Secondo l’istituto sono stati censiti 27.700 siti tra edifici pubblici e privati, contaminati da amianto. Oltre agli edifici a rischio la mappatura ha riguardato anche l’individuazione delle discariche abusive, per questa seconda analisi la Sicilia, la Calabria, il Trentino Alto Adige e la Valle d’Aosta non hanno fornito nessuna risposta. Secondo le stime dell’ISPESL i 27.700 siti individuati rappresentano solo un terzo delle aree a rischio presenti in Italia. Mancanza fondi per le bonifiche - Ogni anno nel Paese solo per mesotelioma, la malattia tumorale causata dal contagio diretto con l’amianto, muoiono 1300 persone e altre 4mila morti sono causate da tumori del polmone e della laringe correlate al contatto con il minerale. Dal dopoguerra al 1992, anno in cui l’amianto è stato messo al bando, in Italia sono stati prodotti 3 milioni e 700 mila tonnellate di amianto grezzo. Considerando che dal contatto al manifestarsi della malattia possono passare fino a 40 anni, secondo gli esperti il numero dei morti è destinato a crescere fino a raggiungere il picco massimo intorno al 2018. Analizzando questi dati si può capire quanto sia importante avviare una capillare azione di bonifica dei 27.700 siti individuati e dei restanti due terzi ancora da mappare per cercare di ridurre le morti. L’ISPESL denuncia una scarsa collaborazione da parte del Governo e degli Enti Locali e una mancanza di fondi necessari per poter avviare un efficace programma di bonifica delle aree, in particolar modo delle discariche abusive responsabili della contaminazione di terreni e falde acquifere. La cifra stanziata fino ad ora si aggira intorno ai 50 milioni di euro, sufficiente solo per portare a termine in 10 anni la bonifica dei 9 Siti di Interesse Nazionale (SIN) che sono stati individuati. 17000 nuovi casi all'anno - L’amianto in Italia continua a mietere vittime e il bilancio, come sottolinea l’Istituto Superiore per la Prevenzione e la Sicurezza del Lavoro, è destinato a crescere non solo in termini di vite umane ma anche economici: ogni anno difatti vengono denunciati all’Inail 1700 nuovi casi di esposizione lavorativa d’amianto il che comporta una spesa sempre maggiore in termini di assistenza sanitaria e di assegnazione delle indennità da malattia. L’amianto è un veleno pericoloso e nocivo per la salute umana che va combattuto, secondo l’ISPESL, con un’azione decisa e coordinata del Governo, delle Regioni, delle Province e dei Comuni per portare a termine la mappatura dei siti e garantire la messa in sicurezza di tutte le aree.