Tensione all'interno del Pd
Filippo Penati, coordinatore della mozione Bersani delegittima Franceschini sostenendo che “di fatto non è più il segretario perché non ha ottenuto il consenso da parte di due terzi del partito che sta gestendo”. Le parole di Pennati, che propone una “gestione collegiale” del Pd, fanno esplodere una polemica all’interno del partito a pochi giorni dal congresso dell'11 ottobre e a meno di un mese dalle primarie del 25. Secondo Piero Fassino, “Penati mina l'unità del partito”. Ignazio Marino, candidato alla segreteria, chiede a Bersani di smentire “immediatamente le dichiarazioni del coordinatore nazionale della sua mozione. Altrimenti - prosegue - non si capisce perché abbia riempito le città di manifesti che invitano a votarlo alle primarie del Partito Democratico”. Per il capogruppo del Pd alla Camera, Antonello Soro, le affermazioni di Penati sono “stonate”, anche perché arrivate “nelle ore in cui i gruppi parlamentari del Pd sono impegnati in una dura battaglia per la difesa della legalità nel nostro paese”. Franceschini "Io il leader" - Dal canto suo, Dario Franceschini, annulla la segreteria prevista per mercoledì e telefona a Bersani e D'Alema per ricordare che il segretario - come prevede lo statuto - sarà eletto con le primarie del 25 ottobre e chiede loro di prendere le distanze da Penati. La dichiarazione di Bersani, che si dissocia dalle parole del suo collaboratore, non si fa attendere: “Sgombriamo il campo da ogni equivoco più o meno interessato. Franceschini, come è ovvio e come è giusto, è a pieno titolo il segretario del Pd così come prevede lo statuto, e ha la nostra piena collaborazione come è stato fin qui”. Fonti vicine al segretario del Pd fanno notare che la situazione è grave dal momento che di fatto una gestione “condivisa” c'è già: da quando è stato indetto il congresso, infatti, ad ogni riunione di segreteria partecipano anche Bersani e Ignazio Marino o, in loro assenza, i coordinatori delle rispettive mozioni.