Fini: "Per il biotestamento

antonio sanfrancesco

Non si placano le polemiche sul biotestamento, la legge che regola il fine vita in discussione in Parlamento. Dopo l'auspicio dei giorni scorsi del presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, affinché non venga buttato via il lavoro fatto dal Senato, oggi è il presidente della Camera Gianfranco Fini a intervenire sulla questione. Nel corso di un incontro con i radicali Marco Cappato, presidente dell'associazione Coscioni, e Rocco Berardo, presidente dell'associazione "A Buon diritto", si è impegnato a far sì che l'imminente dibattito parlamentare sul testamento biologico si svolga nel doveroso rispetto del diritto di ogni deputato a esprimersi secondo coscienza. Nel corso dell'incontro, durato una ventina di minuti, Fini ha anche espresso l'auspicio che il dibattito alla Camera si svolga in un clima pacato e scevro da ogni pregiudizio. "Il presidente della Camera - riferisce Manconi - ha ricevuto da noi un dischetto contenente i nomi di oltre 3300 cittadini che hanno compilato un testamento biologico. E una prima valutazione dei dati che emergono da queste dichiarazioni di volontà. Da parte sua ha affermato con determinazione il suo impegno a garantire che l'imminente dibattito si svolga con la massima serenità e pacatezza, in un clima scevro da pregiudizi e in cui la libertà piena di coscienza di ogni singolo parlamentare sia interamente rispettata". I radicali hanno anche fatto presente al presidente della Camera il mancato rispetto, dal febbraio 2008, degli spazi di accesso che il servizio pubblico televisivo dovrebbe garantire alle associazioni. Fini ha infine ricevuto in dono da Mina Welby il libro "Lasciatemi morire", di Piergiorgio Welby. I laici del Pdl: "La legge sia soft" - Supportata da venti firme di altrettanti parlamentari del Pdl, la lettera-appello al premier Silvio Berlusconi dei laici del centrodestra chiede che la legge sul biotestamento sia una "soft law", che non pretenda di regolare in modo tassativo il "fine vita" e che lasci invece spazio alla volontà dei singoli. Il testo della lettera è stato pubblicato oggi sul "Foglio". "L'iper-regolamentazione giuridica del fine vita - scrivono i deputati - non contrasta solo con il senso di giustizia, ma con il senso di realtà. L'infinita e drammatica casistica materiale e morale che emerge che emerge nelle relazioni di cura non può essere infilata a forza di una legge fatta di norme astratte e generali". La legge che vorrebbero veder approvata i laici del centrodestra dovrebbe ribadire "il no all'eutanasia e all'accanimento terapeutico", lasciando poi "una sorta di riserva deontologica sulla materia del fine vita, demandando al rapporto tra i pazienti, i loro familiari e fiduciari e i medici (...) la decisione in ordine a ogni scelta di cura". "Se emergesse questa disponibilità - scrivono i venti parlamentari a Berlusconi - sarebbe possibile giungere in breve tempo a un testo più semplice, comprensibile e difendibile". La lettera ha la prima firma del leader dei Riformatori Liberali Benedetto Della Vedova. Seguono: Adolfo Urso, Antonio Martino, Fiamma Nirenstein, Mario Baccini, Flavia Perina, Peppino Calderisi, Giulia Bongiorno, Mario Pepe, Enzo Raisi, Antonio Buonfiglio, Santo Versace, Silvano Moffa, Roberto Antonione, Fabio Gava, Alessandra Mussolini, Deborah Bergamini, Marcello De Angelis, Giuseppe Moles, Giorgio Stracquadanio. Rotondi: "Serve sintesi liberale" - "Sul biotestamento il PdL è unito e la stessa lettera di Benedetto Della Vedova marca l'esigenza di una sintesi tra laici e cattolici, con esiti magari più liberali ma dentro lo schema valoriale del partito". Lo afferma Gianfranco Rotondi, ministro per l'Attuazione del programma di governo e leader della Dca-Pdl. Franceschini: "Nessuna imposizione da parte dello Stato" - "La scelta della sospensione delle cure non può che essere del diretto interessato o, in caso di sua impossibilità, di chi l'ha amato, i suoi parenti d'accordo con il medico. Non si può imporre con la forza alimentazione e idratazione come norme di legge. Lo Stato deve fermarsi fuori dalla camera di quella persona". Così, in un'intervista all'Espresso, il segretario del Pd Dario Franceschini interviene sul nodo più discusso della legge sul testamento biologico. Franceschini afferma di rispettare chi nel Pd "non la pensa come me", sostenendo che "non si può dire 'fuori' a chi ha un'altra idea". E alla domanda sul fatto che Francesco Rutelli, pur avendo posizioni diverse sul biotestamento appoggi la sua candidatura al congresso, il segretario non vede una contraddizione: "Il Pd vive e ha motivo di esistere proprio perché al suo interno convivono diverse sensibilità. E se qualcuno mi sostiene nella corsa alla segreteria lo fa per la complessità delle proposte che avanzo, non solo su temi etici ma sulle alleanze, sull'idea di partito. Altrimenti cadiamo nello schema di fare un congresso solo sulla questione della laicità, sarebbe assurdo".  Baccini: "Da cattolico ho firmato la lettera" - «Non credo che problemi così delicati dal punto di vista etico possano essere affrontarti in modo ideologico, su questi temi in molte occasioni c'è stato lo scontro muro contro muro a discapito del bene comune». Così il deputato Mario Baccini ha spiegato a Radio radicale perché abbia deciso di sottoscrivere la lettera indirizzata al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, che chiede una legge mite sul testamento biologico. Baccini ha sottolineato che «una fase di meditazione può aiutare la soluzione dei problemi. Su questi temi ci vorrebbe più serenità di pensiero senza metterci le casacche». «Io che sono un cattolico molto integralista – ha aggiunto – su questi temi non mi faccio confondere dall'ideologia dei duri e puri».