Aria tesa nel PdL

Dario Mazzocchi

Sono bastate le poche parole dette dallo staff di Gianfranco Fini, nemmeno da lui in persona, perché nel Popolo della Libertà si arrivasse ad ammettere che sì, qualche problema c’è e va risolto il prima possibile. Ieri dall’entourage del presidente della Camera era giunta una secca risposta all’affermazione di Silvio Berlusconi (“Con Fini è tutto a posto”): “Non è tutto a posto, anzi. I problemi politici ci sono ed è paradossale che Berlusconi li neghi”. In attesa che lo stesso Fini scopri le carte, nel PdL in molti hanno cominciato a parlare e non è forse un caso che il premier abbia richiamato i coordinatori e i capigruppo ad una colazione di lavoro. Ma dal quotidiano on line L’Occidentale, vicino alla Fondazione Magna Charta (quella di Gaetano Quagliariello, una delle “menti” del partito), arrivano la bordate del finiano di ferro Fabio Granata, Al PdL, sostiene Granata, mancano idee. E il che non è poco per un partito di governo. L'intervista del finiano Granata - Le sua parole lasceranno il segno: “Fini ha fatto bene a ribadire che non si tratta di schermaglie personali, ma di questioni politiche legate a proposte chiare e strategiche che Fini ha lanciato su temi cruciali e sulle quali si può e si deve discutere, ma nessuno è autorizzato a lanciare anatemi o, peggio, a scadere nelle offese”. “Su etica della responsabilità, nuova cittadinanza, diritti civili e solidarietà, politica e religione, legalità, si gioca non soltanto la costruzione dell’identità politica del PdL - ha proseguito - ma soprattutto una certa idea dell’Italia che abbia futuro e prospettiva”. Da una parte, per Granata, c’è un Cavaliere preoccupato dalla “volontà di tenere in piedi le ragioni della coalizione e l’allenaza con la Lega”, dall’altra c’è un attacco “superficiale e miope” arrivato da Vittorio Feltri. Fini non è un traditore, ma “si muove nel solco di quella ideologia italiana legata ad un modello di identità dinamica e plurale”; piuttosto “lancia una sfida innovativa così come fanno in Francia Sarkozy o Cameron in Inghilterra”. Una identità che non è “mummificata”, ma “aperta al nuovo e al cambiamento”. "Fini l'unico a portare idee, nel PdL non c'è struttura" - Ma c’è una frase in particolare che farà scattare le polemiche: “Del resto, proprio su certi temi, le uniche idee che stanno circolando (all’interno del PdL, ndr) sono le sue, anche perché il partito è privo di struttura”. Una descrizione valida per Forza Italia e che potrebbe calzare a pennello anche per il PdL. Basta con un partito “verticista”, occorre creare “una forza politica che abbia un minimo di radicamento territoriale”. “I rapporti tra Fini e Berlusconi finora sono buoni”, ha conclusa Granata. “È auspicabile che i rapporti tra i due restino tali, nel senso che in una fase così delicata i co-fondatori del PdL sono indispensabili”. Poi si vedrà. Servello: manca 'aria politica' - Granata non è stato il solo nelle ultime ore a dimostrare un certo “fastidio” per le ultime vicende. Franco Servello, senatore del PdL, lo ha fatto intendere chiaro e tondo: “Fini mostra di essere consapevole della depressione, dovuta alla mancanza di ‘aria politica’, che pervade un paese solo apparentemente cinico e vacuo; mostra di essere pienamente cosciente del profondo disagio che si agita al di sotto dei battibecchi di superficie ed è alla ricerca di uno stile politico nuovo, adeguato a rispondere alla domanda di un nuovo linguaggio, di nuovi canali di rappresentanza, non solo sociale, ma anche più propriamente di immaginaio politico”. Il dibattito politico è degenerato, Vittorio Feltri ha compiuto un attacco “gravissimo”, Fini è l’unico che tiene la barra dritta. Bonaiuti e Mazzocchi aprono all'Udc - Antonio Mazzocchi, deputato, è già andato oltre proprio, ammettendolo proprio a Libero: “Le Regionali sono alle porte, ammettiamolo, in almeno sette regioni con l'Udc non avremmo problemi. Senza ci sarebbero sette regioni in bilico.” E ancora: “Berlusconi ha 74 anni, abbiamo due potenziali leader, Fini e Casini. Non giochiamoceli”. Tanto che Paolo Bonaiuti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, ha dichiarato a ‘Unomattina’: “Spero che l'accordo si faccia perchè l'Udc è un partito che ha un elettorato di centrodestra. C'è il problema della loro politica dei due forni, un po’ di qua e un po’ di là, ma alla fine l'accordo si troverà”. Il Cavaliere dovrà impegnarsi il più presto possibile a serrare i ranghi.