L'appello di Fare Futuro
Il tempo dei comizi deve finire, una volta per tutte. Basta con i discorsi autoreferenziali e affidati agli slogan, serve qualcosa di tangibile. È la richiesta avanzata da Filippo Rossi dalla rivista on line della fondazione Fare Futuro, che ruota attorno alla figura di Gianfranco Fini. In un corsivo pubblicato questa mattina, il direttore del web magazine si augura che il clima politico cambi dopo le ultime vicende legate più al gossip che ai contenuti. “Non è più tempo di comizi, delle piazze ‘nostre’ e delle piazze ‘loro’. Dei giornali ‘nostri’ e di quelli ‘loro’. Dell'applauso scontato, dello slogan rimasticato. Della superficialità. E dell'autoreferenzialità. Parlare a tutti e non a una parte: è questo il tempo nuovo. Discutere per convincere e convincersi. E magari cambiare idea”. “I nuovi partiti a ‘vocazione maggioritaria’ - prosegue Rossi - sempre più ampi e complessi, non possono che modellare la propria cultura politica attraverso il confronto e la stesura di programmi che siano concreti e calati nella realtà del Paese. Quella vera. Non costruita a tavolino da qualche demagogo”. "Non è più tempo di slogan" - E per quanto ci sia “ancora chi prova a infiammare gli animi agitando i vessilli della differenza antropologica e cavalca lo scontro in nome delle appartenenze e non delle idee, il clima sembra cambiato: non è più tempo di quattro slogan spacciati per certezze. Dell'idea come proprietà privata: penso questo perché sono questo”, attacca il direttore di Fare Futuro. “Della retorica apodittica. Chi siamo, dove andiamo, cosa dobbiamo pensare. ‘Amici’ e ‘nemici’. 'Noi’ e 'loro’. Frontiere, territori, patrie nella patria, separati in casa. Le parole d'ordine non funzionano più. Parole vuote brave a strappare l'entusiasmo di qualche secondo”. Come scriveva Manzoni - “Senza più la paura di tradire il proprio passato ormai mummificato - conclude Rossi - e senza il timore di scardinare i 'parametrì identitari’ della propria parte politica, si apre una nuova sfida. Quella di una politica tranquilla, pacata, normale, non urlata, non retorica, ma non per questo meno densa di contenuto. Anzi. Rischiando di abbandonare antiche certezze, perché, come scriveva Manzoni, 'è male minore l'agitarsi nel dubbio che il riposare nell'errore’”.