Pd, Marino si difende

Dario Mazzocchi

Ignazio Marino è tornato a difendersi respingendo le accuse di aver fornito ai suoi vecchi datori di lavoro dell'università americana di Pittsburgh delle note spese truccate. Secondo il senatore democratico c'è qualcuno che ha “intenzione di sporcare il dibattito del congresso creando ad arte delle storie non vere”. Il chirurgo che si prepara a sfidare Franceschini e Bersani alle primarie del Pd, ricostruisce il suo rapporto con l'università di Pittsburgh, per conto della quale aveva aperto un centro trapianti a Palermo: “È stato un idillio per i primi due anni, fino al 2001. Poi sono cominciate le gare per la costruzione del nuovo edificio, per le attrezzature d'avanguardia. Per esempio, ho mandato a monte un appalto da 100 miliardi di vecchie lire. L'aveva vinto una ditta in odore di mafia”. "Dibattito inquinato" - All’accusa di aver gonfiato i rimborsi spese di circa 8.000 dollari, Marino ribatte di aver gestito spese per “20 milioni di euro. E 8.000 dollari quanti sono? 5 mila euro. Ci sono state delle discrepanze nel corso degli anni, a volte i conti li correggevamo noi, altre li correggevano loro”. Clima difficile anche a Palermo: “Ho cercato di portare dei principi anche in quella città. Ho assunto infermieri solo sulla base di annunci sul giornale e colloqui. Ancora mi ringraziano perché non era mai successo a Palermo. Chiaro che poi ti scontri con un sistema”. Dalla presidenza del Partito democratico al Senato sono arrivati nuovi messaggi di solidarietà nei suoi confronti. “Respingiamo con fermezza ogni tentativo di infangare il profilo morale di Ignazio Marino”, si legge in un nota firmata da Anna Finocchiaro, Luigi Zanda e Nicola Latorre. “Lavoriamo quotidianamente da tre anni con lui. Lo conosciamo bene e il suo comportamento in Senato in ogni situazione è sempre stato impeccabile sotto ogni profilo. E questo è un giudizio che con noi possono condividere tutti i senatori del gruppo del Partito democratico”. Bindi all'attacco - Ma il clima di solidarietà di fronte alla polemica innescata dal Foglio di Giuliano Ferrara non trattiene Rosi Bindi dal muovere qualche critica sul programma congressuale del senatore genovese. Ignazio Marino “non brandisca il tema della laicità come una spada perché così si fanno fare passi indietro al partito”, ha dichiarato in un’intervista alla Stampa la Bindi. “Se per prendere un voto congressuale in più si dice, per esempio, che le unioni di fatto sono come i matrimoni, non solo si sostiene una cosa contraria al dettato costituzionale, ma si fanno anche saltare equilibri ed intese che non era stato facile raggiungere, e penso ai Dico, per essere chiari”. "Mi deve delle spiegazioni" - Non manca nemmeno una frecciatina proprio in merito al comportamento del candidato alla segreteria del Pd quando dirigeva l'Ismett. La Bindi si dice dispiaciuta e sollecita un chiarimento: “Anch'io – spiega - attendo una spiegazione vera. Da ministro della Sanità accompagnai la nascita dell'Istituto e quando poi Marino si dimise, disse anche a me che era stritolato dai poteri forti siciliani. Non mi piace essere presa in giro, per cui ora vorrei la verità”. Il Dario infastidito - La Bindi, d’altra parte, è il bersaglio di Dario Franceschini, sempre per via dell’intervista rilasciata alla Stampa nella quale non sono mancati gli attacchi al segretario del Pd. Intervenendo all'incontro organizzato dai giovani del Pd che sostengono la sua mozione al congresso, il numero uno dei democratici ha dichiarato: "Dobbiamo toglierci dalla testa quell'idea pericolosa per la quale c'è qualcuno che vince e gli altri stanno fuori. Non si può dire a uno dei fondatori del Pd se non sei d'accordo accomodati fuori. Noi dobbiamo rispettare le diversità. Nessuno di noi può dire all'uno o all'altro accomodati fuori". Il riferimento è alle accuse rivolte a Franceschini per essere appoggiato da correnti e movimenti diversi tra di loro. "Sono orgoglioso che a sostenermi ci sia un arcipelago così ricco", ha replicato il segretario pd.