Rutelli sta con Franceschini
Nel Partito democratico una cosa sola è certa: che da qui ad ottobre può succedere di tutto. Francesco Rutelli lo ha fatto intendere dal palco della due giorni di lavoro del gruppo “Liberi democratici”, un nome che vale più di mille parole. Due condizioni - L’ex sindaco di Roma – ed ex candidato premier della Margherita – ha fatto sapere di appoggiare Dario Franceschini alle primarie, purché alle sue condizioni: il suo programma “deve essere compatibile con i nostri obiettivi” e la responsabilità del partito “deve essere improntata sulla condivisione leale e trasparente”. Se così non sarà, “resteremo democratici, ma saremo molto più liberi”, ha fatto sapere ai partecipanti al convengo. Dopo Veltroni che indica quale strada vada intrapresa (“Ma non è per me il momento di tornare nel partito”) e Bersani che vuole levarsi la “patina grigia” di uomo dalemiano legato al fallimentare passato ulivista, è la volta di Rutelli che vede un Pd vecchio, fondato su una “leadership solitaria” e con lo statuto da riformare. "Non deve esserci un solo capo" - E come se non bastasse apre la porte all’Udc di Casini. “Non ci deve essere una sola persona che si eserciti a dire che un’altra persona deve essere cacciata dal Pd, magari a causa delle sue posizioni politiche, culturali, etiche”, ha aggiunto Rutelli. Perché se ciò accadesse, si tratterebbe di “una testimonianza di intolleranza, di culture del passato che riaffiorano”, mentre “l’unica speranza di un ampliamento dei consensi risiede proprio nella ricchezza e nel pluralismo di idee”. Dario avvisato, mezzo salvato.