Consulta, Napolitano

Albina Perri

Non è piaciuta al Quirinale l’offensiva di Antonio Di Pietro sulla cena tra il presidente del Consiglio e i due giudici costituzionali Luigi Mazzella e Carlo Maria Napolitano. La bagarre di ieri alla Camera non è stata gradita all’altro Napolitano, Giorgio, come confermerebbero alcune fonti vicine al Capo dello Stato. Non avrebbe alcun fondamento istituzionale la richiesta di un intervento del Colle, come invece è stato chiesto dal leader dell’Italia dei valori. La reazione del giudice Napolitano - Alle voci che arrivano dal Quirinale, si aggiungono le parole di Carlo Maria Napolitano che, con una intervista rilasciata all’agenzia Ansa, reagisce alle accuse dell’ex pm, come già aveva fatto ieri il collega Mazzella che aveva replicato: “Caro Silvio, ti inviterò ancora a cena da me”. Secondo il giudice Napolitano la richiesta di dimissioni avanzata dall’Idv “può essere interpretata come un tentativo di intimidazione”. E considera “spropositata” la reazione suscitata dalla notizia della cena col premier. “Non sono un dietrologo. Sto ai fatti – afferma Napolitano -, e cioè che c’è stata una reazione violenta e sproporzionata rispetto al tipo di contestazione. E la contestazione quale era? Quella di essere andato a cena col presidente del Consiglio in carica?”. "Di Pietro si legga la Costituzione" - Se da una parte “è chiaro che un giudice di Tribunale non può andare a cena, pranzo o colazione con persone che deve giudicare”, questo caso “è diverso: noi - sottolinea - non giudichiamo mica il presidente del Consiglio dei ministri, noi giudichiamo sulle leggi”. “Il giudice costituzionale - puntualizza ancora Napolitano - non è un giudice ordinario e non fa parte dell’ordine giudiziario. Basta leggersi la Costituzione”.