Gandus, no alla ricusazione

Albina Perri

Milano - Torna alla ribalta il caso Mills. Silvio Berlusconi aveva chiesto la ricusazione del pm Nicoletta Gandus, presidente del collegio giudicante nell'ambito del processo nel quale il presidente del consiglio è imputato insieme all'avvocato David Mills, a causa di “inimicizia grave” da parte del magistrato nei suoi confronti. I giudici della V Corte d'Appello di Milano, però, non gli hanno dato ragione e hanno respinto l'istanza di ricusazione. La motivazione? E’ racchiusa in sedici pagine in cui i giudici spiegano che la domanda della difesa Berlusconi è “ammissibile ma infondata nel merito”. In sostanza, la richiesta è stata respinta perché i giudici hanno ritenuto infondati i motivi per cui era stata presentata. Uno dei passaggi clou riguardano proprio la questione della presunta “inimicizia”, di carattere personale, della Gandus contro Berlusconi. “I documenti che dovrebbero dimostrare l'inimicizia grave tra la dott.sa Gandus e il ricusante (...) sono mere manifestazioni di pensiero relative non a rapporti personali o comportamenti dell'on. Silvio Berlusconi ma semplicemente critiche a testi di legge approvati dal Parlamento durante la legislatura 2001/2006, nella quale quest'ultimo è stato capo del governo”. A nulla, dunque, sono valsi i 33 i documenti (soprattutto articoli di giornale, alcuni dei quali registrano prese di posizione pubbliche del magistrato) depositati dalla difesa di Silvio Berlusconi in una memoria integrativa per sostenere l'istanza di ricusazione. Una vera e propria assoluzione per la Gandus. La prossima udienza del processo è fissata per domani. Berlusconi, che accelera sulla riforma della Giustizia, va avanti per la sua strada: “Sono disponibile - ha detto- ad andare in qualsiasi tribunale per dimostrare la mia innocenza, sono anni che contro di me avanzano falsità e ipocrisia”.