Obama all'Islam, "Basta odio

Silvia Tironi

Barack Obama è al Cairo dove ha tenuto il suo discorso almondo musulmano. Il messaggio, col proposito dichiarato di riaprire il dialogocon l'America, è una promessa della campagna elettorale di Obama. "Faròquesto discorso da un capitale del mondo musulmano", aveva promesso. Lasua scelta è caduta sul Cairo, tappa centrale di questo viaggio del presidenteUsa in Medio Oriente e in Europa, dove si fermerà in Francia e Germania. Ilmessaggio è forte e chiaro: "Un nuovo inizio" nei rapporti tra StatiUniti e musulmani nel mondo "basato sul rispetto reciproco esull'interesse reciproco. Non siamo in contrapposizione, possiamo arricchirci avicenda. Certi cambiamenti non avvengono in un giorno, ma dobbiamoprovarci". “Sonovenuto qui per cercare un nuovo inizio tra gli Stati Uniti e il mondomussulmano, perché tutti i popoli possano trovare la pace fra loro, perché*questo è il disegno di Dio”: con queste parole Obama conclude il suo discorso,nel quale cita più volte brani estratti dalla Bibbia, dal Corano e persino dalTalmud, ribadendo l’avvento di un “nuovo inizio” nei rapporti tra l'Occidente eil mondo islamico. Nonostante gli applausi e le ottime premesse, stemperare letensioni accumulate negli otto anni dall’amministrazione repubblicana non saràfacile; per questa ragione Obama ha insistito molto sulla necessità di superarela questione israelo-palestinese con la creazione di due stati sovrani eindipendenti. La questione palestinese – A tale riguardo il capo della Casa Bianca parla dellanecessità di superare la violenza del conflitto mediorientale. Israele, dice ilnumero uno degli Stati Uniti, deve accettare l'esistenza di uno statopalestinese e viceversa Hamas deve riconoscere l'esistenza di Israele. “Ci sonogià state troppe lacrime”, sostiene Obama, che esorta i palestinesi asospendere immediatamente la violenza: “Lanciare razzi che uccidono bambini chedormono o donne che salgono su un autobus non è segno di potere. Tutti noi dobbiamolavorare per il giorno in cui Gerusalemme sarà il luogo dove tutti i figli diAbramo potranno mescolarsi in pace”. L'apprezzamentodi Hamas –  E dalla Striscia di Gaza arriva l’apprezzamento di Hamas deldiscorso del presidente americano. Hamas fa dunque marcia indietro: in un primomomento, infatti, Osama Hamdan, il portavoce di Hamas da Beirut, avevadichiarato all'emittente satellitare al Jazeera che “Obama sta seguendo le ormedel suo predecessore” e questo, aveva aggiunto, “lo porterà a commettere glistessi errori di Bush che ha infiammato la regione invece di portarestabilità”. Interviene poi Ahmed Youssef, ministro degli Esteri del governo diHamas nel territorio palestinese, che manda  un messaggio scritto al presidente americanonel quale si apprezza la sua apertura verso i paesi islamici e ci si impegnaverso una “soluzione giusta” al conflitto israelo-palestinese. Non viene peròcitato il problema di Israele: Youssef non ha specificato se Hamas sia pronta ariconoscere lo stato d’Israele. Via dall’Iraq entro il 2012 - Tra i programmi annunciati da Barack Obama c’è anche ilritiro completo, entro il 2012, delle truppe impiegate in Iraq, che metterà quindila parola fine ad un intervento militare che lo stesso Obama giudica oranegativamente. “La paura - dice - dopo l'11 settembre ci ha portato ad agireanche contro i nostri ideali”. Lo sforzo, insiste il presidente, deve esserecompiuto per trovare il reciproco rispetto e non la contrapposizione. “Glieventi in Iraq – aggiunge, dopo aver fatto citato anche il colonialismo, laguerra fredda e la globalizzazione come cause di divisione dell'Islam edell'Occidente - hanno ricordato all'America la necessità di usare ladiplomazia e creare consenso internazionale per risolvere i nostri problemiogni volta che è possibile». Lotta al terrorismo – Il presidente degli Usamette anche alcuni punti fermi. Adesempio la lotta al terrorismo, giudicata necessaria. E la netta distinzionetra la caccia agli estremismi e una guerra all'Islam che non c'è. L'interventomilitare in Afghanistan, dice, è stato inevitabile. Diversamente il discorsoper quanto riguarda quello in Iraq, “che è stata una scelta” e che “è statocontestato anche nel nostro Paese”. È molto meglio oggi la vita senza SaddamHussein, sottolinea inoltre  Obama, cheribadisce la necessità di un Iraq libero che vada avanti con le proprie gambe.Per questo gli Usa ritireranno tutte le truppe entro il 2012, senza lasciarenel Paese alcuna base militare. Nucleare  - Nel suo discorso c’è anche spazio per laquestione nucleare. Nnssunanazione dovrebbe interferire sulle scelte energetiche degli altri, precisandoche “l'Iran dovrebbe avere accesso al nucleare pacifico, ma deve aderire alTrattato di non-proliferazione”. Il confronto sul controverso programma nucleareiraniano è in ogni caso “a una svolta decisiva”. Washington è pronta ad “andaravanti senza condizioni preliminari”. Un approccio che aiuterà a prevenire unacorsa agli armamenti nucleari in Medio Oriente. Ma la Casa Bianca, chiarisceil presidente, procederà al contempo con coraggio, rettitudine e risolutezzanei confronti della repubblica islamica. Obama riconosce il ruolo degli StatiUniti che lo scorso secolo nella destituzione del governo iranianodemocraticamente eletto e che sarà difficile superare decenni di sfiducia. I diritti delle donne - Tra i punti toccati dal capo della Casa Bianca, anche lanecessità d’estensione dei diritti civili e della parità tra uomo e donna.