Europa, il Pd si svela

Silvia Tironi

Nel Partito democratico a tenere banco non è soltanto la campagna elettorale per la tornata elettorale del fine settimana, ma anche la collocazione del partito nel prossimo Parlamento europeo. Un argomento spinoso tra i democratici, data la convivenza tra le ali laiche e cattoliche: la dirigenza fa il filo al Partito socialista europeo, ma c’è la fronda guidata da Rutelli che non ci sta. Forse la soluzione è vicina. L'accordo tra Franceschini e Fassino - Ne hanno discusso Dario Franceschini e Piero Fassino, arrivando ad un accordo di maggioranza: il Pd farà parte di un nuovo gruppo, l’Alleanza dei socialisti e dei democratici. Sarà lì che siederanno gli eurodeputati del Pd che, stando agli ultimi sondaggi, si aggira attorno al 25/26% dei voti, garantendosi 20 rappresentanti in quel di Strasburgo. "Ci stiamo lavorando”, ha detto il segretario democratico alla puntata di Porta a Porta andata in onda ieri sera, “e sono sicuro che arriveremo a questo approdo, ma non posso dire è fatta, posso dire che ritengo ci siano le condizioni perché molti partiti costituiscano insieme l’Alleanza dei socialisti e dei democratici". Però ha anche ribadito che "noi non entreremo nel Pse, ma non staremo mai in un luogo dove non sono i socialisti europei perchè nel Pd ci sono tutte le culture riformiste". Del tema si è occupato, ovviamente, anche Massimo D’Alema, da tempo all’opera per dare una identità europea dal Partito democratico. D’Alema è certo che il Pd troverà “una soluzione tecnica” sulla sua collocazione nel Parlamento europeo. D'Alema: troveremo soluzione tecnica" - "Non abbiamo nulla da dire – ha proseguito l’ex ministro degli Esteri da Napoli -, se non quello che ha detto con molta chiarezza Franceschini. Noi siamo una forza nuova, non siamo un partito socialista, intendiamo dare vita, in Europa, a un raggruppamento nuovo che però non sia separato dai socialisti, ma sia con i socialisti".  Il via libera sarebbe giunto anche dai principali leader progressisti mondiali, tra i quali Zapatero e Brown che ha affermato nel corso di un summit in Cile: “Faremo tutto quello che possiamo per aprire le porte del gruppo socialista”. La fronda liberal e cattolica - Eppure i problemi in casa non mancano. Enzo Bianco, della componente liberal, ha espresso dissenso: “Non abbiamo costruito il Partito democratico per aderire al gruppo socialista. E l'adesione all'Alleanza altro non è che un ingresso nella storia socialdemocratica anche se attenuata, anche se addolcita dal cambio del nome”. Per Bianco il Pd diverrebbe un “partito socialdemocratico camuffato, con una spruzzata di liberali e cattolici”. Non è il solo ad avere dubbi: "Rutelli, Gentiloni e alcuni ex popolari contestano questa soluzione”, ha svelato in veste di ambasciatore. “Ne parleremo dopo il voto ma sia chiaro che per noi la strada è quella di costruire un gruppo autonomo con italiani e democratici di altri Paesi in attesa di un vero allargamento dei socialisti europei".