I ribelli veneti insistono:
Erano in 800 a Padova per la prima assemblea del Popolo della libertà convocata dal basso, dagli elettori. Un’idea che ha navigato in internet a lungo e che si è raccolta attorno al progetto “Voglio un Pdl veneto”, con l’intento di creare un partito legato al territorio e di chiedere a Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini autonomia nelle decisioni. Tra i sostenitori dell’appuntamento il governatore della regione veneta, Giancarlo Galan, spesso in lite con il coordinamento nazionale di Forza Italia. Un personaggio scomodo e poco apprezzato anche dagli alleati leghisti, come si legge dalle parole di Giampaolo Gobbo, sindaco di Treviso e segretario veneto della Lega nord: “La Lega è la Lega e non vive di rendita”, ha dichiarato riferendosi alla riunione degli “autoconvocati” di Padova. “Abbiamo dimostrato di essere interfaccia con il territorio, con i nostri sindaci”, continua Gobbo, che nei giorni precedenti all’appuntamento aveva criticato l’atteggiamento di Galan, intendendo che volesse rubare spazio alla Lega e recuperare voti a suo discapito. Le parole del segretario leghista non cadono nel silenzio, anzi sono prese d’esempio proprio da quelli che ieri hanno chiesto a Berlusconi e Fini un partito federato non stretto al collo dal guinzaglio di Roma, ma rivolto al territorio. Un manifesto approvato all’unanimità, con una stretta di mano geneale. La conferma arriva da Luca Antelmo, uno dei portavoce dei “ribelli”, assessore alla Cultura nel comune di Caorle, provincia veneziana: “Gobbo ha ragione. Il nostro è un tentativo pertinente al Pdl”, dichiara a Libero-news. E non perde occasione per definire la strategia di una battaglia cominciata ieri, tra i colli Euganei. “Quello che noi vogliamo è un partito che sia democratico, come la Lega che in questi ultimi anni ha formato una giovane classe dirigente tramite decisioni e votazioni al suo interno, arrivando a presentare gente come Tosi che ora manda avanti Verona”. Il nemico non è la Lega, “è un’alleata”, ma “il Partito democratico che ha in cantiere progetti di federazione. Noi vogliamo arrivare prima di loro, perché chi prima arriva, meglio alloggia. La Lega insegna e ha insegnato ai suoi come gestire l’amministrazione. Sa cosa mi ha detto un amico, e secondo me ha ragione da vendere? Che la Lega è la nuova Dc per come è radicata nel Veneto”. Quelle di Antelmo sono parole che vanno dritto al sodo: “Il Pdl è slegato dalla responsabilità. Pieno di persone autoreferenziali. Questi non si fanno mai eleggere, perché non ci riescono mai alla fine. Ma poi sono sempre nei coordinamenti locali, regionali o provinciali, sempre le solite facce”. La soluzione sono le primarie, come chiede il 77% dei cittadini veneti. “Ma per tutte le cose, anche per decidere chi candidare in Veneto. Non che mi mandano uno da Roma che ha bisogno di un posto sicuro. Mica può esistere una cosa del genere! A noi occorre una reale vicinanza al territorio. Non sono razzista, credimi, ma se dico che voglio la Pedemontana subito e non me ne importa del ponte di Messina, è perché è una esigenza urgente”. Un’esigenza che per trovare voce ha bisogno di veneti a rappresentare i veneti. “E poi serve anche un limite di mandato! Fosse per noi, come negli Stati Uniti, adotteremmo il così detto ‘recall’: richiamare a casa chi non lavora bene. Anche perché uno può essere un bravo oratore, ma se non ci porta i fatti, è inutile. Bisogna ascoltare il popolo, la politica va decisa dal basso”. Volete responsabilizzare il Pdl. Bene, ma davanti alla proposta di un ‘recall’ quanti sarebbero i politici a darvi retta? Non una parola da Antelmo, ma una bella risata ironica che spiega tutto.