Sì alla fiducia sulla sicurezza

Albina Perri

L’aula della Camera ha votato la fiducia al maxi emendamento del governo al decreto sulla sicurezza. 322 i voti favorevoli, 267 quelli contrari, otto gli astenuti, quelli dei deputati radicali nel gruppo del Pd “non vedendo rappresentate né nel centrodestra, né nel centrosinistra le proprie ragioni di contrarietà ai contenuti del provvedimento”. Il decreto sarà così al vaglio della Camera domani. Il ministro della Giustizia Angelino Alfano può ora così lanciarsi nella sfida che ha inaugurato questa mattina: “Riformerò la giustizia”. Una sfida per la quale ha chiesto la collaborazione, o per lo meno il dialogo da parte del Partito democratico. Il Guardasigilli non ha utilizzato mezzi termini per attaccare Di Pietro, protagonista di accesissime polemiche nelle ultime settimane: “Voi dovete votare in modo diverso in Parlamento rispetto al partito giustizialista e manettaro di Di Pietro. Il Pd si illude di potersi differenziare da Di Pietro soltanto quando insulta il Papa e Napolitano. La verità è che perché se in Parlamento dite cose diverse ma votate uguale, lo legittimate”, ha commentato riferendosi direttamente a Veltroni e compagni. I punti strategici della prossima azione legislativa di Alfano sono la giurisdizione disciplinare, “punto urgente”, la riforma del Csm, dei codici penali e di procedura penale: “Nessuno darà attenuanti a questo governo se non sarà in grado di dare al Paese una riforma organica della giustizia”, ha detto nel corso dell’intervento ad un convegno di penalisti, dove ha raccolto il plauso per il progetto di riforma organica. Ecco cosa prevede il decreto sicurezza: Stop ai processi fino al giugno 2002:  verrà data priorità ai procedimenti per delitti puniti con l'ergastolo o con una reclusione superiore a 10 anni, ai delitti di criminalità organizzata, ai procedimenti con imputati detenuti e a quelli da celebrarsi con rito direttissimo e con giudizio immediato. Per favorire un iter più veloce per questi processi, saranno sospesi per un anno quelli per fatti commessi fino al 30 giugno 2002 che si trovino in uno stato compreso tra la fissazione dell'udienza preliminare e la chiusura del dibattimento di primo grado. Militari impiegati nelle grandi città: per specifiche ed eccezionali esigenze di prevenzione della criminalità sarà consentito l’impiego di unità dell’esercito nella grandi città. Saranno 3 mila quelle che, per un periodo massimo di sei mesi (rinnovabile una volta) saranno a disposizione dei prefetti delle aree metropolitane o comunque densamente popolate per servizi di vigilanza a siti e obiettivi sensibili. Ergastolo a chi uccide un pubblico ufficiale: per chi uccide un agente delle forze dell'ordine in servizio (poliziotti, carabinieri, finanzieri e altri agenti di pubblica sicurezza) la condanna sarà dell'ergastolo. Aumentano i reati senza sospensione del carcere: aumenta il numero dei reati per i quali non è concessa la sospensione della pena detentiva. Rimarrà in carcere chi commette atti osceni, violenza sessuale, violenza sessuale di gruppo, furto e tutti i delitti aggravati dalla clandestinità, ma anche chi spaccia sostanze stupefacenti e psicotiche. No alle attenuanti generiche per chi è incensurato, ma sarà il giudice a valutare caso per caso a seconda della gravità del reato. No a patteggiamenti in appello: il decreto prevede l'obbligo, e non più la facoltà per il pubblico ministero (a meno che ciò non pregiudichi gravemente le indagini) di richiedere il rito direttissimo o il giudizio immediato per i reati per i quali sono previsti i riti speciali. Aumentano le fattispecie perseguibili con processo ordinario. Il pubblico ministero può procedere con il rito direttissimo nei confronti dell'imputato quando l'arresto in flagranza è già stato convalidato e quando lo stesso imputato abbia confessato o la prova della sua colpevolezza sia evidente. Viene introdotto il divieto di patteggiamento in fase di appello: l'accordo tra le parti potrà aversi solo in fase di udienza preliminare. La sospensione della pena non potrà essere applicata per i reati in relazione ai quali ci sono esigenze di tutela della collettività. Stranieri irregolari espulsi: le nuove norme ampliano i casi di espulsione degli immigrati clandestini su ordine del giudice. Il limite della pena per applicare l'espulsione o l'allontanamento viene portato a due anni di carcere (ora è previsto a non meno di 10). Chi trasgredisce l'ordine di espulsione o di allontanamento è punito con la reclusione da uno a quattro anni. I Centri di permanenza temporanea (Cpt) e i Centri di permanenza temporanea e assistenza (Cpta) cambiano nome e diventano Centri di identificazione ed espulsione (Cie). Per chi dichiara una falsa identità a un pubblico ufficiale si prevede l'innalzamento del massimo della pena, da tre a sei anni. Verrà punito con il carcere fino a sei anni anche chi altera parti del proprio corpo o del corpo di un altro. La pena è aggravata se è commessa da un medico o da un operatore del settore sanitario. Clandestinità come aggravante: se chi commette un reato si trova illegalmente sul territorio nazionale le pene sono aumentate di un terzo. La nuova aggravante di clandestinità viene applicata sia agli extracomunitari che ai cittadini di Stati membri dell'Unione europea irregolarmente entrati in Italia. Carcere e confisca della casa per chi lucra sugli immigrati: carcere da sei mesi a tre anni per chi, a titolo oneroso, al fine di trarre ingiusto profitto, dà alloggio a uno straniero privo di titolo di soggiorno in un immobile di cui abbia disponibilità, o lo cede allo stesso anche in locazione. Con la condanna scatta anche la confisca del bene. La fattispecie dell'ingiusto profitto dovrebbe escludere i casi di chi ospita badanti o colf. Pirati della strada, sanzioni più dure: sanzioni più severe per chi guida in stato di ebbrezza o sotto l'effetto di stupefacenti prevedendo un'aggravante delle pene e delle sanzioni accessorie in caso di lesioni gravi o gravissime a persone o di omicidio colposo. Per l'automobilista ubriaco o drogato che causa incidenti mortali o feriti gravi è previsto il carcere da 3 a 10 anni, la confisca del veicolo e il ritiro della patente. Ulteriori inasprimenti della pena sono previsti per chi non si ferma a prestare soccorso. Sindaci con più poteri: più poteri a sindaci e prefetti in tema di sicurezza e ordine pubblico. Prevista la cooperazione tra la polizia locale (municipale e provinciale) e le forze di polizia statale, nell'ambito di direttive di coordinamento del ministero dell'Interno. Il sindaco può adottare provvedimenti 'contingenti e urgenti per prevenire ed eliminare gravi pericoli che minacciano l'incolumità pubblica e la sicurezza urbana. Anche al prefetto è dato un ruolo più attivo, consentendogli di intervenire con propri provvedimenti in caso di inerzia del sindaco e di predisporre gli strumenti necessari all'attuazione delle iniziative adottate dal primo cittadino per l'incolumità pubblica. In tema di contrasto all'immigrazione, il sindaco segnalerà alle competenti autorità gli stranieri irregolari da espellere (o i cittadini comunitari da allontanare). Acceso al ced per polizia municipale: il personale della polizia municipale addetto ai servizi di polizia stradale accede direttamente al Centro elaborazioni dati del Viminale (Ced) per consultare lo schedario dei documenti di identità rubati o smarriti (fino a oggi poteva accedere solo allo schedario dei veicoli rubati o rinvenuti). Oltre alla consultazione dei dati del Ced (e questa è un'ulteriore novità) gli agenti di polizia municipale possono immettere dati acquisiti autonomamente. Possono accedere al Ced anche gli ufficiali e gli agenti di polizia giudiziaria della capitaneria di porto. Lotta alla contraffazione: vengono introdotte norme specifiche in materia di distruzione delle merci contraffatte sequestrate. No al gratuito patrocinio per mafiosi condannati: I mafiosi già condannati non potranno più avvalersi del gratuito patrocinio.