Referendum il 21 giugno

Albina Perri

Il Pd ha deciso: dirà ai propri elettori di votare "sì" e «abrogare il porcellum», l'attuale sistema elettorale, visto come il fumo negli occhi da tutta l'opposizione. Non mancano spaccature interne, ma la linea del partito, da Franceschini in giù, sembra decisa in questo senso. Ormai è cosa fatta anche l'intesa sul 21 giugno, il giorno dei ballottaggi per le amministrative. Il ministro Maroni è pronto a incontrare il comitato promotore, e lo stesso Berlusconi accetta questa data. «La data del 21 giugno non ci soddisfa. Noi avevamo chiesto l'accorpamento al 6 giugno, per risparmiare centinaia di milioni di euro, ma ormai è tardi, essendo scaduto il termine per procedere in questo senso. Si va al 21, ma è bene che questa data resti certa». La capogruppo del Pd, Anna Finocchiaro, al termine della conferenza dei capigruppo da cui è uscito l'orientamento all'approvazione di una leggina, che dovrebbe essere presentata alla Camera per fissare il referendum al 21 giugno, non nasconde la sua delusione per come sono andate le cose, visto l'impegno dei Democratici per l'election day. Il Pd è comunque disponibile all'«esame rapido di un testo che si preannuncia di poche righe», come spiega Finocchiaro, e che «potrebbe essere votato in sede deliberante in commissione».