Appunto
Facci: con Biagi il Fatto scende in campo(santo)
C’è qualche polemicuccia solo perché Il Fatto ha deciso di pubblicare alcune interviste televisive tratte da l’omonimo «Fatto» di Enzo Biagi: ma lasciateli fare, lasciateli pure pubblicare. Lasciate che le nuove generazioni, nero su bianco, verifichino l’effettivo valore di quelle «grandi interviste» che in buona parte non faceva neanche lui, Biagi: altri giornalisti formulavano le domande a tizio e caio (spesso a casa loro, con telecamera) dopodiché Biagi le riformulava davanti a un’altra telecamera, sinché il tutto veniva rimontato con l’aggiunta di una moraletta carica di buonsensismo di paese. Non poteva neanche replicare alle risposte, Biagi: non c’era. Accanirsi contro quei brodini, a suo tempo, fu stupido quasi quanto la pretesa di martirio che si cercò di appiccicargli: Biagi non aveva granché importanza, era «il re della serie B» come scrisse qualcuno, era una star del cinema muto nell’era del Dolby surround. E comunque i lettori del Fatto potranno giudicare. Un eventuale Padreterno potrà invece giudicare le iene, gli sciacalli, gli scarabei stercorari, insomma quelli che sfruttano il nome dei morti (Biagi, Montanelli, Falcone e Borsellino, ecc.) scagliandolo ai piedi dei vivi per i loro piccoli interessi di bottega. Custodi della memoria, si dicono: come se Biagi avesse bisogno della memoria di Loris Mazzetti, come se Montanelli avesse bisogno di quella di Marco Travaglio. Filippo Facci