Giordano
La Lombardi oltre al portafoglio si fa scippare anche la faccia
di Mario Giordano Un cittadino normale, se gli rubano il portafoglio, va dai carabinieri e fa una denuncia. Un cittadino deputato, invece, va su Facebook. E fa un post. La grillina Roberta Lombardi, la miss simpatia che guida il gruppo 5 stelle alla Camera, infatti non ci ha pensato due volte: appena scoperto il furto, ha lanciato un appello in rete. Per ritrovare il maltolto? Macché per sapere che cosa fare. Proprio così. Ha chiesto: «Che cosa devo fare?». E immediatamente tutti si sono fatti in quattro per trovare on line il giusto consiglio: «Dimettiti», «Fottiti», «Guarda nella tasca di Bersani», «Vai a casa a fare il bucato», «Sentiamo i saggi», «Facciamo una colletta?», «Facciamo una commissione speciale?», «Va’ a ciapa’ i rat», «Va’ a cagher», «Datti fuoco», «Sparati», «Vai alla Caritas», «Vai a lavorare», «Bestemmia», «Compra una borsa con la cerniera», «Cercalo su Google» , «Organizza le rimborsiadi» e financo, facendo il verso ai comizi di Grillo, «Arrenditi, sei circondata». Qualcuno ha chiesto indietro il voto, qualcuno ha web-gridato «aridatece Fini», qualcuno ha fatto impietosi paragoni tra le emorroidi e la simpatia della cittadina deputata. E alla fine qualcuno si è domandato: «Ma non avevi la diretta streaming dalla borsa?». Va detto che la domanda della Lombardi si fondava su un fine ragionamento istituzionale, purtroppo incompreso da parte dei più: nel portafoglio rubato c’erano infatti (dice lei) le ricevute delle spese da parlamentare per cui doveva chiedere (dice lei) 250 euro di rimborso. Voi capite che per una cittadina deputata che prende uno stipendio quello sì davvero onorevole, rinunciare a 250 euro di ristoranti, bar, taxi e caffè, è un problema molto serio. E dunque alla capogruppo grillina, già impiegata di un’azienda di arredamento, si è spalancato davanti agli occhi un dilemma politico così profondo come non ne aveva mai avuti: chiedere lo stesso il rimborso, anche senza ricevute, oppure no? Sacrificare un po’ dei propri principi o un po’ del proprio denaro? E immediatamente la domanda lanciata nel web si è guadagnata centinaia di commenti su Facebook, un hastag seguitissimo su Twitter (#portafoglia5stelle) e il titolo di post più stupido dell’anno. «Vuole farsi rimborsare senza ricevute? Chieda consiglio a Formigoni», commenta uno. «Facciamo un governo a Cinque Stelle e candidiamo la Lombardi a ministro. Senza portafoglio, ovviamente» aggiunge un altro. E poi via una pioggia di sfottò: «Affranti i ladri del portafoglio di Roberta Lombardi. Credevano di trovarci dentro dei valori»; «Rubato il portafoglio della Lombardi: tra le ipotesi più accreditate quella di un ladro troll»; «Rubato il portafoglio della Lombardi: la cittadina deputata chiede una scorta»; «Alla Lombardi rubano il portafoglio con le note spese, gli hacker sabotano le votazioni del M5S, Il cane ha già mangiato i decreti legge?». In effetti, il dubbio che sia una scusa, un po’ viene. Povera Lombardi, lei dev’essere una di quelle che quando andava a scuola aveva sempre fatto tutti i compiti, però dimenticava il quaderno a casa. E quando la dovevano interrogare, si giustificava: «ieri avrei voluto tanto studiare, ma mi è morto il povero nonno…» (ho avuto compagni che sono riusciti a perdere anche otto nonni in un solo quadrimestre). E quando la beccano sull’autobus che non ha timbrato il biglietto, dice: «Ce l’avevo qui in tasca, dev’essermi scivolato…». Allo stesso modo: ha promesso per mesi la trasparenza massima. E poi pensa la sfortuna: proprio il giorno prima di presentare la richiesta di rimborsi le rubano le ricevute. Non è meraviglioso? Comunque anche se fosse vero non è consolante: volevamo rinnovare la classe politica? Obiettivo centrato. Abbiamo avuto intere generazioni di parlamentari che non sapevano tener da conto i nostri soldi. Quelli nuovi hanno fatto un passo avanti: non sanno tener da conto nemmeno i loro. La giovane parlamentare non è nuova a imprese che la mettono al centro dell’attenzione. Appena eletta si fece notare per un elogio del fascismo, non molto apprezzato dai grillini. Poi definì l’articolo 18 «un’aberrazione», scatenando anche qui l’ira dei suoi sostenitori. Quando si è trovata davanti a Bersani, durante le consultazioni per il governo, non ha trovato di meglio che dirgli: «Sembra di essere a Ballarò». L’altro giorno ha invitato il presidente Napolitano a fare il nonno e dedicarsi ai suoi nipotini. Memorabile anche il gesto sprezzante con cui gelò il suo collega capogruppo al Senato, Vito Crimi, che l’aveva chiamata onorevole. Gli imitatori la prendono di mira trasformandola in una maestrina sadomaso, i colleghi della Camera la sopportano malvolentieri, ma lei tira dritto sulla sua strada lastricata di gaffe. E ieri è riuscita a raggiungere un livello impensabile: dopo essersi fatta eleggere in nome della lotta alla Casta e del taglio dei costi della politica, infatti si è disperata perché rischia di perdere una manciata di rimborsi parlamentari. E ha organizzato un dibattito su Facebook per dirimere la sua coscienza lacerata dal dubbio: il sacro principio della trasparenza vale più o meno di 250 euro? Immaginiamo la discussione accesa nelle famiglie italiane, dove stanotte non si riuscirà a prendere sonno per cercare di dare una risposta alla domanda della cittadina deputata Roberta Lombardi. Le hanno rubato il portafoglio con le ricevute, poveretta: ora che deve fare? E immaginiamo anche la risposta, che inevitabilmente sarà molto simile allo slogan con cui Grillo iniziò la sua avventura in politica. Ricordate? Mi pare si chiamasse V-Day. E V stava per…