La metamorfosi
Lucarelli: "Mario s'è tolto il loden"
di Selvaggia Lucarelli “Ha spalancato il loden e ha mostrato a tutti quello che c’è sotto”. Non è l’ultima impresa al parco Sempione dell’esibizionista di turno, ma il riassunto delle ultime settimane di Mario Monti, ovvero l’uomo che è stato abbinato più volte alla parola “sobrietà” che Balotelli alla parola escort. “Sobrio”,“composto”, “rigoroso”, gli aggettivi scomodati per definirlo sono sempre sembrati più adatti a descrivere un edificio del ventennio fascista o la cabina armadio di Sergio Marchionne che un premier, ma almeno avevamo una certezza. E in un paese in cui non si capisce più se Ingroia ce l’ha con Aldo Grasso o è Piero Grasso ad avercela con Presta e Paola Perego, era già qualcosa. Ecco. Quel Mario non esiste più. Frullato e risucchiato da quell’ ipnotico e luccicante videogioco che è la campagna elettorale, Mario Monti ha smesso i grigi panni del tecnico e dopo un’infinità di fotomontaggi e vignette, s’è trasformato davvero nell’omonimo eroe della Nintendo, Super Mario Bross. Che guarda caso, nasce tecnico (idraulico, per la precisione), diventa un esperto in trasformazioni varie, si allea con personaggi improbabili e ha un sistema infallibile per annientare i nemici: saltarci sopra. E non a caso, ha iniziato la campagna elettorale lanciandosi in una delle modalità di gioco che più l’ha reso celebre: Mario vs (Pier) Luigi. Un gioco complesso in cui i livelli da superare sono ben cinque. Primo livello: silenziare. Super Mario affronta Pier Luigi Bros a colpi di dialettica, stordendo l’avversario con un vocabolario decisamente bizzarro. Suggerisce a PierLuigi Bros di tagliare le ali più estreme come se stesse discettando del nuovo modello di Nuvenia Pocket anziché del Pd e lo invita a silenziare le frange più conservatrici. Ora, a parte che fino ad oggi al limite il problema era silenziare la ventola del pc più che Vendola del Pd, a parte che una spuntata alla frangia estrema di Fassina fossi Bersani gliela darei sul serio, l’utilizzo del verbo silenziare è tra il preistorico e il dittatoriale. Neppure un marito talebano “silenzia” la moglie come fosse un iphone. Detto ciò, con questa mossa, Super Mario ha decisamente superato il primo livello: quello dello stile. Secondo livello: la figura retorica. Che sia l’eufemismo o la metafora, dove non arriva col verbo desueto, Super Mario colpisce i nemici con un sapiente utilizzo della figura retorica. In particolare, la adotta in quel famoso punto del videogioco in cui se la deve vedere con i Funghi velenosi, i Goomba, che nella versione politica del videogioco hanno i nomi e l’altezza di Berlusconi e Brunetta. Del primo, Super Mario ricorda «una certa volatilità nelle vicende umane e politiche». Che voglio dire, non occorre essere esperti linguisti per capire che il sottotesto era “sarà credibile lui con la sua fissa per la patonza e i ribaltoni vari”. Il secondo lo apostrofa come «professore di una certa statura accademica». E qui, Super Mario non me ne abbia, ma ci mancava che chiedesse a Franco Di Mare: “Sai perchè la moglie non bacia mai Brunetta? Perchè sa di tappo” e il sospetto che il suo ghostwriter sia Martufello, sarebbe diventato certezza. Superato anche il secondo livello. Quello del cinepanettone. Terzo livello: la supercazzola. Super Mario ama le filippiche per confondere le acque. Tu gli chiedi: “Abbassa le tasse?”, e lui: “Non escludo che si possa individuare un percorso, anche soltanto per una prima tappa, di riduzione del carico fiscale”. Arriva in conferenza stampa e anziché dire “Sì, mi butto in politica, mi va e non rompete le balle”, dichiara: “Il 23 dicembre ho dato la mia disponibilità ad assumere un’iniziativa politica, il 28 si sono creati i primi presupposti, oggi viene finalmente annunciata la configurazione per una nuova offerta politica…”. Che per carità, pure io prima di dire “Mi alleo con Casini, Fini e Montezemolo” cercherei di narcotizzare la platea, ma questo è decisamente troppo. Superato anche il terzo livello: quello della dialettica tollerabile. Quarto livello: la noia. Dal tono di voce alla montatura degli occhiali, tutto in Super Mario è studiato perchè sia la scelta più piatta e pallosa del creato. E incredibile a dirsi, l’avversario ne esce confuso. Arriva in conferenza stampa, scopre il drappo rosso che nasconde il nome e il logo della sua Lista come fosse Copperfield e il numero della donna divisa a metà e viene fuori la scritta misto Arial e New Roman corpo 12 grigio topo “Scelta civica con Mario Monti per l’Italia” che ci tranquillizza sul fatto che non scenda in campo per l’Uganda e con una ciofeca di logo tipo freccia tricolore. Quarto livello, quello dell’eccentricità, superato. Quinto e ultimo livello: operazione simpatia. Questo, per Super Mario, è il livello più complesso e in effetti si muove con una certa difficoltà. Il povero Calevo viene liberato e dopo il drammatico faccia a faccia coi rapitori è costretto a quello con Monti a Uno Mattina, il quale poi posta la foto col ragazzo su twitter manco fosse in gita a Milanello per una foto con Boateng. Poi passa all’operazione simpatia in famiglia e costringe i nipotini a uno smaronamento di balle epocale a Venezia tra calle, foto coi turisti e messa la domenica mattina. Infine, recita la parte di quello “sono uno di voi”, affermando di essere nemico delle lobby e di non avere in mente “nessuna lista Rotary”. Certo, il gruppo Bilderberg è un dopolavoro ferroviario. E anche il quinto livello, quello della simpatia disarmante, è superato. Peccato che la Vigilanza Rai abbia deciso di arginarlo, perchè Super Mario si apprestava a vincere il gioco senza esitazione. Del resto, è un paese in cui dopo due apparizioni a Uno Mattina, si teme che il popolo e la par condicio siano destabilizzati, per cui è stata bloccata l’accoppiata Di Mare&Monti. Troppo sovversivo un faccia a faccia che si chiamava come un piatto di fettuccine.