Censura e trasferimento

Albina Perri

Roma - "Non potrà che essere acclarata la correttezza del mio operato e la mia serietà e dignità professionale". Così aveva sentenziato Luigi De Magistris nella memoria difensiva presentata in Cassazione assieme al ricorso contro il verdetto di censura e trasferimento emesso dal Csm, ma oggi la Suprema Corte gli ha dato torto.  Gli Ermellini, infatti, hanno dichiarato inammissibile il ricorso del magistrato di Catanzaro. L'organo di autogoverno dei giudici aveva deciso la sanzione della censura e disposto il trasferimento di sede e di funzioni per il magistrato, perché, secondo il Pg Antonio Martone, De Magistris era stato "troppo disinvolto nei rapporti con la stampa". Già lo scorso 1 luglio il pg aveva chiesto la conferma della sanzione della censura e del trasferimento disposto nei confronti del magistrato dalla sezione disciplinare del Csm, nonchè l'accoglimento parziale del ricorso presentato a Palazzaccio dall'allora ministro della Giustizia Luigi Scotti, contro le assoluzioni che il tribunale delle toghe aveva pronunciato nei confronti di De Magistris. Questi proscioglimenti risalgono al 18 gennaio scorso, quando la sezione disciplinare del Palazzo dei marescialli aveva pronunciato l'assoluzione per le incolpazioni riguardanti la "scarsa attenzione", l'omissione di "cautela" per prevenire la diffusione di notizie sui procedimenti in corso e il disinvolto rapporto con la stampa.