Di Giampaolo Pansa
"Con il caso dell'arresto-Sallustiil giornalismo si scava la fossa"
"E' successo un guaio a Marco Travaglio, il corrosivo opinionista di Michele Santoro e vide direttore del Fatto Quotidiano. Uno dei processi giudiziari che lo assediano si è risolto male. La sentenza definitiva lo obbliga a fare quattordici mesi di carcere. I giornalisti insorgono in difesa del loro collega. Tranne quelli che stanno nel centrodestra e non possono soffrire Travaglio. Ma lui in prigione ci vuole andare a tutti i costi. Così risulterà chiaro che la politica ancora succube del caimano Berlusconi ce l'ha con lui. A Travaglio vengono concessi i domiciliari. Sconterà la pena nel suo appartamento di Torino. Però Marco, chiamato dagli avversari zio Tibia bis per la magrezza incalzante, spasima di essere spedito in galera. Nel talk show diSsantoro si affaccia emaciato, barba lunga e occhiaie da detenuto. A portata di mano ha lo zainetto con lo spazzolino, il dentifricio e il necessario del perfetto galeotto. Comprese le manette e il pigiama a strisce acquistati in un negozio di oggettiestica carceraria". Giampaolo Pansa rovescia l'editoriale che Travaglio ha dedicato ai domiciliari di Alessandro Sallusti, ritraendo il vicedirettore del Fatto condannato alla stessa pena. E lo fa per dimostrare che nell'avvelenato dibattito pubblico italiano, i più avvelenati sono proprio i giornalisti, che stanno sommergendo dietro la volontà di "odiare comunque il nemico" qualsiasi possibilità di dialogo. Sommergendo anche la solidarietà di settore. Ecco il giudizio di Pansa su Travaglio: "Lo stile di Travaglio non mi piace (...) la questione del carcere per Sallusti sta diventando un problema assai più ampio del caso in sé. Mi allarma il veleno che inquina la battaglia politica e di riflesso quella che si combatte tra i media. Ci stiamo scannando tutti. i Leggi l'editoriale completo di Giampaolo Pansa sul numero di Libero in edicola giovedì 29 novembre