Paragoni bollenti
Mughini: "La Minetti è spudorata, arridatece la porno Cicciolina"
di Giampiero Mughini Arridatece Cicciolina, lei sì una figura femminile minore della scena politica italiana di questi ultimi anni, eppure una ragazza a suo modo illibata. Una che il porno lo faceva davvero perché doveva pur campare da ragazzina ungherese immigrata in Italia senza arte né parte, una che entrò in Parlamento non perché Marco Pannella l’avesse indicata e scelta (a Marco interessava solo lo spariglio delle carte, di Cicciolina se ne infischiava) ma perché lei e il suo mentore Riccardo Schicchi andarono in giro ad inventarsi esche cui abboccasse il popolo dell’«antipolitica». Un popolo, sia detto tra parentesi, che quantitativamente era allora un decimo di quello odierno. E comunque, al confronto di quello che succede oggi nei luoghi della politica e nei massmedia italiani, Cicciolina era un gigante. Faceva quel che poteva, non si prendeva gioco di noi. Vendeva quello che aveva, non millantava credito. Lo vendette anche a un grande artista americano, Jeff Koons, di cui è stata la sposa per un tempo. Che per lei la politica fosse un pretesto per restare sulla cresta dell’onda e fare impennare i suoi cachet professionali, tutto questo era fuori di dubbio. E invece oggi primeggia sui massmedia italiani una ragazza bella e appariscente che si fa forte del riuscitissimo connubio tra quel che le hanno dato madre natura e un esperto chirurgo plastico. Una che fa marameo a noi tutti. Il suo nome è Nicole Minetti, vive a Milano. Domenica scorsa, nella città che passa come la capitale della moda italiana, ha fatto da modella a una azienda che produce biancheria intima, una sfilata in cui il suo corpo funzionava alla maniera di un’arma da guerra. E fin qui benissimo per lei e per l’azienda che l’ha pagata immagino molto profumatamente. Quando sulla passerella arriva una gran bella ragazza, noi ringraziamo Iddio che quella ragazza l’ha creata. Solo che non finisce qui, anzi comincia qui. C’è che l’impudente ragazza ha imparato a non negarsi nulla, ed eccola rispondere ai giornalisti intontiti dalle sue beltà che quelle sue ancheggianti camminate sono per lei un hobby, una sorta di secondo lavoro. Che la sua passione primaria resta «la politica», e che lei in fondo ha ancheggiato da donna politica che vuole dare una mano alla moda. Queste inumane fesserie le dice strasicura di sé, irridenti lei e il suo silicone, quel volto assassino di una che con quelle cosce lì può dire e fare tutto quello che vuole perché mai e poi mai si troverà di fronte un giornalista che faccia sua la lezione di Totò e la butti giù a pernacchie. Perché le pernacchie talvolta ci vogliono. Ci vogliono come il pane, a ristabilire la verità delle cose. Ossia che la prosperosa ragazza in questione non ha con la politica la benché minima connessione, se non il fatto indecente che noi contribuenti le paghiamo a ogni fine mese un cospicuo stipendio da consigliere regionale della Lombardia, uno stipendio che un professore universitario o un primario ospedaliero nemmeno si sognano. Nel consiglio regionale della Lombardia la Minetti c’è entrata perché inserita di prepotenza nella lista bloccata di Roberto Formigoni; non un solo elettore lombardo ha votato per lei, una che la politica non l’aveva mai vista né da vicino né da lontano, una il cui principale lavoro al Pirellone consiste nel mettersi in tiro quando compaiono i fotografi, un lavoro che lei interrompe spesso con delle fulgide camminate per la città di Milano e dopo aver indossato degli shorts minimali e espulso il reggiseno. Dio e il chirurgo plastico l’hanno creata, benissimo così, ma che c’entra la politica e quello stipendio faraonico se commisurato a tutte le cose che la Minetti non sa fare? Le sue ancheggiate in passerella, benissimo. Le foto di lei più nuda che vestita per le strade di Milano, benissimo. Le foto di lei su un qualche bagnasciuga mentre tutto del suo corpo esplode da quanto è strizzato nel bikini, benissimo. Lei fotografata mentre sta leggendo quella gran porcata di romanzo americano per i pornobabbei e che poi nella foto successiva si abbatte sfranta dallo sforzo, benissimo. Ma porcaccio di un giuda, che c’entra con tutto questo lo stipendio al Pirellone? Dov’è entrata perché lei era il personaggio fidatissimo nell’organizzare il via vai di sciacquette femminili nelle case private del gran capo di Arcore, di quel Silvio Berlusconi affamatissimo di beltà spigliate e discinte. Che in quel via vai ci fossero reati penali, tipo quello di indurre alla prostituzione fanciulle che se fosse stato per loro non avrebbero mai smesso di leggere Proust e Musil, io un po’ ne dubito. Che ci fossero reati di sbraco grandi così, quello è sotto gli occhi di tutti. Ecco, la Minetti è la principessa dello sbraco. Il professore Luigi Zingales, un economista nato in Italia ma che ha fatto la sua carriera a Chicago (è uno dei «consigliori» di Matteo Renzi), ha raccontato in un suo libro che nel 2011 lui e un suo collega avevano commissionato un’indagine per valutare gli effetti della «stravagante» vita privata di Berlusconi sulla fiducia che gli americani avevano nei confronti degli italiani e sulla loro propensione a comprare i nostri prodotti. Conclusa l’indagine, e dopo che i professori avevano raccontato le prodezze della Minetti e delle sue compagne, ne veniva fuori che una buona parte degli americani interrogati se scegliere un’automobile tedesca o una italiana, preferivano quella tedesca e anche se costava 1000 dollari di più.