Scontro Cgil-governo, il Pd in crisi
Susanna Camusso dichiara guerra al governo. Il ministro del Welfare Elsa Fornero, a proposito del tavolo con le parti sociali iniziato questa mattina, aveva detto di essere "partiti col piede giusto". Non di questo parere è la segretaria della Cgil, che chiarisce come tutto quello di cui si è discusso oggi "non sono linee guida su cui si sviluppa il confronto: vuol dire che non sono state condivise". Insomma, un incontro "propedeutico ma utile", come ha ammesso la stessa Camusso: utile più che altro a far capire che la Cgil intende dirigere il gioco sulla riforma del lavoro. E per fortuna del "tabù" articolo 18 non si è ancora parlato. Detto che "non sono accettabili scelte unilaterali" del governo, la Cgil mette i puntini sulle i anche alla questione cassa integrazione speciale: "Non si può superare la cigs, questo non è fattibile", posizione peraltro comune a "tutte le parti sociali. Nella bozza del ministro Fornero era prevista una revisione della cassa integrazione, limitata alla sola cig ordinaria. Boomerang a sinistra - Di fatto, lo scontro tra governo e Cgil per la sinistra si stra trasformando in un boomerang: appoggiare Monti, di cui è una puntello fondamentale in Parlamento, o restare con la Camusso? E' il dilemma di Pier Luigi Bersani e di tutto il Partito democratico, perché volenti o nolenti il tema dell'articolo 18 per ora accantonato presto tornerà d'attualità strettissima. E lì ne accadranno delle belle. Marina Sereni, vice presidente dell'Assemblea Nazionale del Pd, invita a evitare "ogni forzatura ideologica, come l'ipotesi di cancellare l'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori". Cesare Damiano, capogruppo democratico in commissione Lavoro alla Camera, aggiunge: "L'articolo 18 non rientri nella trattativa tra governo e parti sociali". E Rosy Bindi, presidente dell'assemblea Pd, riesce addirittura a rigirare la frittata: "Monti invita i sindacati a sedersi senza il tabù dell'articolo 18 ma anche senza il totem dell'esecutivo di cambiarlo a tutti i costi". Amleto-Bersani, per ora, tace e lascia che a parlare siano Camusso e compagni di partito. Sa bene che la partita è molto più grande di quella che si sta giocando sulla questione lavoro.