Cig da riformare, ma senza costi in più per lo Stato
«Bisogna arrivare alla riforma degli ammortizzatori sociali, ma senza oneri aggiuntivi di finanza pubblica». Il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, non ha dubbi. E ricorda, non senza ironia, il siparietto che si presenta ad ogni ministro, ad ogni parlamentare ogni qual volta si prova a rivolgere una proposta al ministro dell’Economia Giulio Tremonti: «Purché a saldi invariati... purché a saldi invariati...», risponde da due anni a questa parte l’ex tributarista di Sondrio che ha tenuto ben stretti i cordoni della borsa della finanza pubblica e che certo non intende aprire i rubinetti nel bel mezzo di una tempesta finanziaria di dimensioni europee. Eppure da parte di sindacati, imprese e addetti ai lavori arriva la richiesta perentoria di una riforma delle politiche sociali e del lavoro. E l’occasione per discuterne è stata offerta dal tradizionale appuntamento annuale organizzato dalla Hrc Academy. È quasi un intervento di fine mandato quello di Sacconi, sinceramente orgoglioso di essere riuscito in questi anni così difficili per l’occupazione a governare la tenuta sociale. Un compendio di quanto è stato fatto e delle basi che si sono gettate in vita delle nuove sfide che ci attendono. Al motto di «Nessuno resterà solo» il governo ha messo sul tavolo poderose risorse economiche (oltre 9 miliardi) per garantire un paracadute a quei lavoratori, e quelle imprese, che sono andate a sbattere contro il crollo degli ordinativi e la necessità di scegliere se abbassare definitivamente la serranda o tentare di resistere tra i marosi della crisi globale. Indipendentemente da quello che succederà al governo a metà dicembre la politica, l’industria e il sindacato si devono interrogare su come affrontare le sfide della globalizzazione. «I nuovi paradigmi della competitività», spiega Sacconi alla platea del convegno, «ci impongono delle scelte. Negli ultimi due anni», ricorda il ministro, «siamo passati per una porta della storia e siamo entrati in un mondo nuovo». E se fino ad oggi «l’Occidente è campato sul debito pubblico e privato», ha ammonito il ministro del Lavoro, «la crisi irreversibile del debito pubblico ci costringe oggi a scegliere come competere con discipline di bilancio ancora più rigorose». E a chi prova a chiedergli «come si fa la riforma degli ammortizzatori sociali senza spendere un euro arriva, espressa, la risposta: «Si fa». Punto e basta, visto che altre alternative non ci sono. Il rappresentante di governo ha ricordato infatti che «nel collegato lavoro, c’è una delega, però di mero riordino. Chiederemo», ha assicurato Sacconi, «di integrarla con quella prevista nello Statuto dei lavori di estensione su base assicurativa, volontaria e/o obbligatoria». Le difficoltà di tenuta della maggioranza non sembrano scoraggiare Sacconi che sul nuovo Statuto, ha «l’ambizione di tagliare del 50% delle norme, non i diritti. Oggi esistono oltre 15mila disposizioni sul lavoro». E cambiare vuol dire migliorare le condizioni dei lavoratori tanto che Sacconi vorrebbe rendere strutturale la «detassazione del salario di produttività». di Andrea Valle