La rete di ex colleghi può fare la differenza
di Andrea Giussani -Può accadere nel corso della propria vita professionale di cogliere dal clima, dai conti aziendali e da una sensazione di crescente emarginazione operativa che il proprio lavoro è in pericolo. In alcuni casi è solo una sensazione passeggera, in altri, purtroppo, l’anticipazione della perdita del posto. Dopo un comprensibile shock iniziale gli sforzi per trovare un altro lavoro diventano il “vero lavoro” quotidiano e quindi diventa necessario fissare obiettivi e avvalersi di metodologie, strumenti e attivare processi efficaci e rigorosi. Innanzitutto una visione di noi stessi e della nostra storia professionale riletta con creatività, animata dalla voglia di riscoprire che cosa abbiamo saputo fare meglio e quali sono stati i successi che colleghi, capi, clienti ci hanno riconosciuto. Appuntare questi tratti della propria esperienza, elencarli e saperli raccontare nel curriculum vitae e nei colloqui di lavoro è già un rilancio del proprio futuro. Testi, riviste e specialisti offrono mille suggerimenti su come preparare un curriculum apprezzabile. Nessuno di essi ha una regola certa e nessun curriculum garantisce un posto di lavoro, ma è vero che un curriculum mal fatto o anche solo poco interessante non verrà nemmeno preso in considerazione. Che fare allora? Non stancarsi mai di ripensare e riscrivere il proprio curriculum utilizzando le indicazioni e le domande che ci vengono trasmesse da chi lo ha ricevuto e letto. Realmente, sarebbe ottima prassi preparare e proporre un curriculum diverso, finalizzato per ogni colloquio da sostenere. Prima ancora che a noi stessi il curriculum vitae deve piacere a chi lo riceve e rispondere alla domanda di chi abbiamo davanti, sia esso direttore del personale o società di selezione: “in che cosa questo candidato potrebbe dare vantaggio a me e alla mia organizzazione?”. Un altro snodo cruciale nella ricerca del lavoro consiste nel fare arrivare a destinazione il curriculum. Solo una parte delle posizioni di lavoro disponibili viene offerta dagli attori tradizionali (agenzie e società di ricerca e di intermediazione), dai media istituzionali (stampa) e anche da quelli più innovativi (social network, siti di ricerca lavoro e i “lavora con noi” delle aziende); questi canali hanno la necessità di essere monitorati nel modo più personalizzato possibile, mirando la ricerca e collegando la propria candidatura con agganci concreti, personali ed evidenziando gli elementi professionali distintivi. È essenziale aprire una campagna molto intensa di ricerca delle “posizioni nascoste”, quelle che le aziende vogliono ricoprire cercando in proprio, con il passaparola e attraverso le segnalazioni di dipendenti, fornitori, associazioni, nell’ipotesi che tale approccio sia per loro meno costoso e più efficace. L’unica via per avere notizia di queste posizioni è la “propria rete” di persone e aziende, lo stuolo degli “ex” della propria carriera, siano essi clienti (appunto ex-clienti), fornitori, colleghi, capi. Sviluppare questa rete richiede di sollecitare incontri e dialoghi che spesso non conducono a risultati di breve ma, sono efficaci nel creare “ricordo”, e costituiscono una semina per i mesi successivi. È la tanto famigerata ricerca di raccomandazione? No: si è disponibili a segnalare qualcuno se si è convinti di offrire una reale opportunità al segnalato ma soprattutto se si è certi di fare bella figura con chi incontrerà poi il candidato proposto; questa è la vera rete virtuosa, non quella della tradizionale raccomandazione di un amico. In definitiva, è necessario adattarsi a chi offre lavoro e alle modalità con cui lo fa: se vengono utilizzati i canali classici allora dovremo essere presenti con le nostre caratteristiche professionali, se invece sarà il network a prevalere, allora dovremo essere bravi a dare evidenza ai nostri pregressi rapporti professionali e personali.