Veneto scaccia-crisi, ma la ripresa è "senza lavoro"

Michela Ravalico

Nonostante alcuni timidi segnali di ripresa registrati in Veneto nei primi 3 mesi di quest’anno - una leggera ripresa del fatturato, della produzione industriale e degli ordinativi -  tutto ciò non produce alcun effetto positivo sull’occupazione. Anzi. Secondo l’elaborazione realizzata dalla Cgia di Mestre, continua l’aumento della disoccupazione. A marzo del 2010 ha raggiunto  il 5,6% (+0,6% rispetto allo stesso periodo del 2009): in termini assoluti i senza lavoro in Veneto hanno toccato le 126.000 unità (+ 22.000 rispetto al primo trimestre  2009). Così il segretario dell’associazione artigiani mestrina, Giuseppe Bortolussi, descrive la congiuntura economica della locomotiva d’Italia. La ripresa c’è. Ma è praticamente senza lavoro, jobless come dicono gli americani. Ma a preoccupare la Cgia è anche la forte caduta nel saldo delle imprese registrate sempre nei primi  mesi dell’anno. A fronte di 10.219 nuove iscrizioni effettuate presso le Camere di commercio del Veneto, le cessazioni (al netto di quelle d’ufficio) sono state ben 12.498 con un saldo negativo pari a 2.279. La situazione più critica si è verificata a Treviso (saldo pari a –579), seguono Venezia (-521), Verona (-418) e di seguito tutte le altre. Nel primo trimestre  solo l’export dà significativi segnali di crescita.  A testimonianza comunque che il sistema produttivo del Nordest ha riacquistato competitività. «Rispetto al primo trimestre 2009  - aggiunge  Bortolussi - la crescita delle esportazioni venete è stata del +6,6%. Grazie al deprezzamento dell’euro, hanno cominciato a riprendere le vendite all’estero dei prodotti della chimica, della raffineria e gli alimentari che sono riconducibili alle medie e grandi imprese. Soffre, invece,  il made in Italy a dimostrazione che le piccole imprese venete non sono ancora uscite  del tutto dal tunnel della crisi». Ma se il mercato del lavoro della Serenissima non dà i segnali di ripresa che ci si attendeva, dalla Lombardia arrivano al contrario le indicazioni di una inversione di tendenza. Nel secondo trimestre  2010 l'utilizzo degli ammortizzatori sociali complessivi ha fatto segnare  per la prima volta un calo del 16,5% n Lombardia rispetto al primo trimestre dell'anno. Le ore di cassa integrazione sono scese da  98.738.000 a  a 82.892.000.