Le doti della Lombardia uniscono pubblico e privato

Roberto Amaglio

In un periodo in cui più del 33% dei giovani non trova lavoro e i licenziamenti crescono esponenzialmente, merita di essere menzionata l’iniziativa adottata dalla Regione Lombardia di istituzione di un sistema di sostegno al mercato del lavoro tramite la cosiddetta “Dote lavoro” che presenta, a parere di chi scrive, alcuni vantaggi degni di essere segnalati. In primo luogo, si tratta di un tentativo volto ad ammodernare il sistema dei servizi al lavoro e degli ammortizzatori sociali che favorisce l’interazione diretta tra pubblico e privato dove il pubblico (la Regione) cercherebbe di venire incontro alle effettive esigenze dei privati attraverso un’organizzazione articolata che pone la singola persona nelle condizioni di poter accedere a risorse e servizi idonei a incrementare il proprio capitale umano, favorendo in tal modo l’inserimento e il reinserimento del beneficiario nel mondo del lavoro. Inoltre, la  Dote lavoro, nella sua struttura elementare, consente di erogare un sostegno economico, tramite il quale viene incentivata la partecipazione a percorsi di formazione professionale svolta all’interno di enti di natura pubblica o privata, accreditati presso la Regione stessa. I destinatari di questa misura sono coloro che si trovano costretti a subire la circostanza della perdita del lavoro, laddove, per coloro che per i più diversi motivi non sono facilitati nell’accesso al mercato, è stata prevista una analoga misura denominata “Dote formazione”. Unitamente a “Dote scuola” (cioè il sostegno a scolari di ogni ordine e grado per le spese di istruzione) e a “Dote ammortizzatori sociali” (nonché a numerose altre misure dall’analoga denominazione) le ”doti” di cui si parla concorrono a definire quello che può essere identificato sinteticamente come il “Sistema dote” il quale, nell’intento dei proponenti, sostiene le relazioni che i soggetti devono instaurare per acquisire e conservare le proprie competenze. Tutta l’organizzazione del sistema dotale, i suoi principali caratteri e gli strumenti di cui fa utilizzo, sono stati concepiti nel tentativo di concorrere ad una continua interazione tra soggetto pubblico e soggetto privato. La Regione cerca di avere come interlocutori diretti sia gli enti che i singoli utenti e, con ognuno di essi, si impegna ad articolare le sue relazioni secondo modalità predefinite. Attraverso il sistema dell’accreditamento, gli enti erogatori dei servizi, che possono essere sia pubblici che privati, devono dimostrare di possedere requisiti minimi di capacità gestionale e logistica, professionale ed economica per poter entrare a far parte della rete di fornitori dei servizi stessi. Lo scopo sarebbe quello di far venir meno la rigida distinzione pubblico-privato nell’ottica della promozione dell’interesse dell’utenza, favorendo al contempo l’incontro tra la domanda e l’offerta. Oltre a questo sistema di supervisione preventiva, la Regione predispone una serie di controlli volti ad accertare la qualità del servizio reso, cercando di incrementare in tal modo sia la competitività tra i vari enti sia la concorrenza e fornendo agli utenti una sorta di garanzia circa la qualità dei servizi che essi acquistano. Per quanto riguarda gli utenti, la Regione si pone l’obiettivo di lasciare una grande libertà consentendo agli stessi la possibilità di orientare la propria scelta formativa nella gamma degli enti accreditati. La finalità di tale politica dovrebbe consistere nella possibilità per il lavoratore di decidere autonomamente il percorso attraverso il quale massimizzare il proprio interesse e quindi la propria formazione professionale. Questo spazio di autonomia troverebbe ulteriore conferma nell’utilizzo del Pip (Percorso individuale personalizzato), redatto dal potenziale utente di concerto con l’ente interpellato, nel quale si individua il percorso formativo disegnato sulla specificità della singola persona. È proprio sulla base di questo documento che la Regione valuta la ammissibilità della richiesta, permettendo così l’avvio dell’erogazione della Dote. La Dote, nei suoi tratti sopra delineati, si pone così come possibile strumento, pur nelle ancor embrionali applicazioni concrete, per presentare un nuovo modello di gestione dei rapporti tra privati cittadini e pubblica amministrazione dove enti pubblici ed enti privati possono essere posti sullo stesso piano, accomunati come sono dal tentativo di realizzare una rete di servizi che abbracci le specificità dei singoli utenti. Lorenza Violini * Ordinario di Diritto Costituzionale alla Facoltà di Giurisprudenza dell'Università degli Studi di Milano