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Lavoro: Randstad, aumenta paura di perdere il posto

AdnKronos

Roma, 18 set. (Labitalia) - Nell’ultimo trimestre, è aumentata di tre punti la percentuale di italiani che hanno timore di perdere il posto di lavoro (11%), con punte del 13% fra le donne (contro l’8% degli uomini), e di quattro punti la sensazione generale d’insicurezza (coloro che non hanno molta paura di perdere il posto ma neanche poca, salita dal 24% al 28%). Emerge dagli indici trimestrali dell’ultima edizione del Randstad Workmonitor, l’indagine trimestrale sul mondo del lavoro di Randstad, primo operatore mondiale nei servizi per le risorse umane. Cresce, invece, il numero di dipendenti che ritiene di poter trovare un’occupazione analoga nel giro di sei mesi (58%, +1%), e di lavoratori che pensano di poter trovare un impiego diverso (54%, +1%). Si allarga, però, il divario di genere che penalizza le lavoratrici, pari a dieci punti per quanto riguarda la fiducia di trovare sia un’occupazione analoga (53% contro il 63% degli uomini) sia un lavoro diverso (49% contro il 59% dei colleghi). In effetti, i lavoratori di genere maschile sembrano godere di migliori opportunità, come testimoniato dalla mobilità lavorativa degli ultimi sei mesi, che ha interessato il 25% dei lavoratori e solo il 19% delle colleghe, nonostante la percentuale di dipendenti che sta cercando attivamente un impiego sia quasi la stessa (12% uomini e 11% donne). L'indice di mobilità a livello globale è aumentato di due punti rispetto al primo trimestre, passando da 112 a 114 punti. A livello italiano, invece, assistiamo a un netto incremento, da 102 a 109 punti. Soltanto il 2% degli italiani sta attivamente cercando un altro lavoro, il 10% sta selezionando nuove opportunità, il 23% si sta guardando attorno, il 29% non si sta impegnando attivamente nella ricerca ma se capitasse un’occasione sarebbe aperto ad ogni possibilità, mentre il 37% dichiara di non cercare lavoro. Il 79% dei lavoratori italiani non ha cambiato né mansione né datore di lavoro negli ultimi sei mesi, il 13% dei dipendenti ha cambiato soltanto azienda, il 6% ha cambiato ruolo all’interno della stessa società, il 3% ha cambiato sia l’impresa che la posizione ricoperta. Le principali motivazioni che inducono gli italiani a cambiare impiego sono le migliori condizioni di lavoro (38%), le circostanze organizzative (28%), l’insoddisfazione per il datore di lavoro (23%), e l’ambizione di crescita nell’attuale specializzazione. Sette italiani su dieci si dichiarano soddisfatti del loro lavoro (70%), il 18% non esprime un giudizio né positivo né negativo, mentre solo il 12% è insoddisfatto. L’80% dei lavoratori aspira a una promozione, stabile rispetto al trimestre precedente, mentre cresce lievemente l’ambizione di iniziare qualcosa di diverso (59%, +1%).