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Lavoro: generazione Z, tecnologici e concreti, disillusi ma determinati
Milano, 3 apr. (Labitalia) - La 'Zeta' è la prima generazione a non aver memoria diretta del Novecento. La parte più matura della GenZ ha oggi 20-24 e sta compiendo il proprio percorso di transizione scuola-lavoro. Sono pochi, sotto i 3 milioni, e sono ancora meno dei Millennial. Il rapporto con le nuove tecnologie è senz’altro il loro elemento distintivo. I ventenni di oggi hanno visto la crisi economica investire in pieno i Millennials. Sono quindi più disillusi, partono con minori aspettative ma non sono meno determinati. Tendono ad essere più cauti e pragmatici, più concreti rispetto al presente e riconoscere che l’impegno di oggi è premessa indispensabile per realizzare i propri obiettivi professionali e di vita. E' quanto emerge dalla ricerca condotta da Umana, con la collaborazione scientifica dell’Osservatorio Giovani dell’Istituto G. Toniolo di Milano e Valore D. Alla domanda “Il lavoro è per te...”, la percentuale più elevata di risposta è quella che corrisponde a “strumento per procurare reddito”, ma cresce molto anche la voce “luogo di impegno personale” che si posiziona poco sotto la precedente. Arrivano a superare il 90% anche le voci “un modo per affrontare il futuro” e “una modalità di autorealizzazione”. L’autorealizzazione non è quindi al primo posto, non perché non sia questo il desiderio principale dei giovani, ma perché l’impatto della crisi economica e le persistenti difficoltà del Paese hanno reso più concreti e pragmatici i giovani rispetto alle condizioni materiali. La preoccupazione principale è quindi quella di un buon stipendio (94,2%), che porta con sé anche la possibilità di affrontare il futuro (91,3%). In mezzo c’è però la consapevolezza della necessità di mettere l’impegno personale (93,1%), che risulta anche un modo per sentire il lavoro come qualcosa di proprio, che coinvolge e stimola a fare e migliorarsi. Le dimensioni più rilevanti per gli intervistati risultano essere il livello di remunerazione e la tipologia di contratto. Seguono a poca distanza la coerenza con le proprie passioni (56,3%) e le prospettive di carriera (54%). Ma sono proprio queste due ultime voci quelle che aumentano in modo più rilevante nella Generazione Z. Questi elementi in crescita riflettono un aumento della visione positiva del lavoro. Questi dati sembrano suggerire che il desiderio di fondo della Generazione Zeta non sia tanto quello di porre confini al lavoro per dare più spazio alla vita libera dal lavoro, ma di contaminare i due territori e soprattutto riempire di vita il lavoro, in termini di passioni, interessi, modalità di integrazione (più che conciliazione) con le scelte familiari e di vita. Rispetto agli elementi considerati utili per trovare un buon lavoro il titolo di studio è sempre più considerata una condizione necessaria ma non sufficiente (13,6%). Il requisito nettamente più importante la capacità di adattarsi (44,9%) da intendere non solo rispetto a quanto il mercato offre ma anche e soprattutto ai cambiamenti del mondo del lavoro. E’ oramai consolidata ampiamente la consapevolezza che le conoscenze e le competenze acquisite vanno continuamente aggiornate. Per gli Zeta è considerato importante poter combinare positivamente il lavoro con altre dimensioni di realizzazione personale. Aumenta inoltre sensibilmente tutto quello che rende dinamico, sfidante e innovativo il lavoro (complessivamente 35,4%). Piace anche la possibilità di viaggiare con il proprio lavoro (15,9%), interagire e incontrare persone nuove (9,5%). Tra le life skills che gli Zeta pensano di avere in modo ampio, più delle generazioni precedenti, si distinguono l’avere un sogno da realizzare (63,2%), la capacità di stare in relazione con gli altri (59,6%), di perseguire obiettivi (59,4%) e riconoscere gli aspetti positivi delle situazioni (54,0%). Va considerato che, essendo ancora giovani, esiste anche una tendenza a sopravvalutare il proprio saper essere e fare prima ancora di mettersi pienamente a confronto con le sfide del lavoro e della vita. Si impongono le competenze avanzate (digitali, 55,5%), la creatività e lo spirito di iniziativa (entrambe indicate da oltre la metà dei rispondenti, 51,6%). Poco sotto si posizionano attività favorite dalla giovane età (verbali, uditive, mnemoniche, spaziali; 47%). Particolarmente interessante è il confronto ponendo tutti gli intervistati nella stessa condizione di immaginare per un attuale diciottenne quali siano le competenze più importanti di cui dovrebbe dotarsi per trovare oggi lavoro. La più importante risulta per gli Zeta (e in modo più forte rispetto alle generazioni precedenti) il “desiderio di imparare” (85%). Su valori bassi invece si posizionano l’abilità di essere un leader, l’empatia, la capacità di sostenere le proprie idee, l’avere un sogno da realizzare.