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Violenza su donne: Nicolò (Spi), sempre preceduta da quella relazionale
Roma, 23 nov. (Labitalia) - "Il fenomeno della violenza sulle donne è molto complesso: abbiamo una violenza sociale, una violenza nascosta, non esibita, e una violenza manifesta. La verità è che le violenze manifeste (quelle fisiche ad esempio) sono sempre precedute da violenze relazionali, sia nel caso del singolo sia nel caso del gruppo". Lo dice a Labitalia Anna Maria Nicolò, presidente della Società psiconalitica italiana (Spi), in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. "Oggi le donne subiscono una grande violenza sociale di cui forse molte non si rendono neppure conto, perché purtroppo molte donne si sono abituate ad accettare le discriminazioni. Dico questo perché è importante parlare della violenza non solo dal punto di vista della psicologia del perpetratore ma anche dal punto di vista della vittima", spiega Nicolò, che è neuropsichiatra infantile e socia fondatrice della Società di psicoterapia psicoanalitica dell'infanzia e dell'adolescenza (Sipsia) e dell'European Family Therapy Association (Efta). "La violenza -aggiunge la psicoanalista- è innanzitutto sociale e culturale, è insita nei costumi. Certi tipi di professioni sono tuttora pressoché preclusi alle donne: ad esempio, nel campo medico che conosco bene, la chirurgia. Cominciano a esserci sempre più chirurghe, ma non tutte le chirurghe, ad esempio, hanno la possibilità di operare gli stessi casi degli uomini". Le donne ancora oggi vengono viste come una parte debole e questo, sottolinea Nicolò, "non è solo un problema individuale, del singolo caso". "Quando, con il perdurare della crisi economica, abbiamo avuto problemi molto seri coi posti di lavoro, le donne hanno perso molti più posti degli uomini. E questo è un elemento di debolezza. Le donne oggi sono molto più performanti, scolarizzate, sono brave sul piano dell'Università, ma a volte non si rendono conto delle sperequazioni che vengono effettuate su di loro", avverte. Una generazione diversa dalle donne di 30-40 anni fa, "che hanno anche combattuto -ricorda Nicolò- per una diversa figura della donna, hanno lottato per i diritti, per il divorzio, per l'aborto". "Questo ha creato una tensione verso il raggiungimento di un'identità femminile differente. Oggi, invece, le donne sono sottoposte a dei condizionamenti molto più nascosti: la vera violenza è quella silenziosa, che si esercita psicologicamente", sottolinea. Ma perché tanta violenza su donne, di qualsiasi età e di qualsiasi ceto sociale? "La donna, da una parte, è vista come debole, come preda -spiega la psicoanalista, affrontando le ragioni profonde nascoste nell'immaginario collettivo- e gli uomini, in realtà, sono terrorizzati dalla preda perché temono le loro parti deboli. Ma la donna, al tempo stesso, è Madre e la Madre è sempre potente. Ciascuno di noi ha avuto un periodo di dipendenza globale, totale dalla madre e ciascuno di noi ha fatto fatica a separarsene: questo fa sì che la Madre resti anche un'immagine terrifica. Nelle favole più comuni, da Biancaneve a Cenerentola, c'è sempre una matrigna che rappresenta il lato oscuro della buona madre e questo resta nell'immaginario collettivo".