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Pensioni: Ass. Over 30, lavoro sia valutato indipendentemente da età

AdnKronos

Roma, 23 ott. (Labitalia) - "Si è completamente perso il senso del lavoro che deve essere valutato indipendentemente dall'età". A dirlo Christian Mosi, fondatore e presidente dell'Associazione Lavoro Over 30. "Con la delegazione dei 'quarantunisti', ovvero quanti hanno alle spalle almeno 41 anni di lavoro, abbiamo incontrato -spiega - il ministro del Lavoro, Luigi Di Maio. I 'quarantunisti' hanno chiesto di poter accedere indipendentemente dall’età anagrafica alla pensione dopo 41 anni di lavoro". "Chi ha versato 41 anni di contributi alle casse dell'Inps rischia di essere posto in standby perché troppo giovane, under 62, per accedere alla pensione anticipata con quota 100 ideata dal governo giallo-verde; i secondi, i giovani, chiedono di eliminare le discriminazioni per età dall’ingresso del mondo del lavoro", dice. "A seguito delle decontribuzioni giovanili - sostiene Mosi - il costo per un imprenditore che intende assumere nella propria impresa un giovane adulto, over 30, specializzato, è eccessivo. Questo è un aspetto davvero molto problematico in fase di assunzione-dichiarazione delle ore lavorate dai dipendenti". "Un incremento del 30%-40% - fa notare - pesa sui costi che un imprenditore deve sostenere per ‘mantenere’ in azienda un adulto rispetto a un giovane. Un part time di 16 ore costa quasi 2.600 euro annui a fronte di euro 700 di uno più giovane. Questa politica che tende a tutelare i più giovani sta creando dei grossi problemi agli adulti, che pur competenti sono tagliati fuori dal mercato del lavoro". "Questa situazione - sottolinea il presidente dell'Associazione Lavoro Over 30 - comporta una riduzione degli orari dichiarati: una persona che fa 40 ore viene dichiarata a 16 a causa degli eccessivi costi contributivi, quindi porta all’aumento del lavoro nero e di tutte le relative problematiche concernenti la futura pensione del giovane adulto, meno contributi verso oggi più si allontana la mia pensione un domani". "Stop -ribadisce Christian Mosi- alle discriminazioni per età, siano esse associate alla pensione, quanto al lavoro. Un governo che si definisce del cambiamento non può non tenere in considerazione questa profonda ingiustizia".