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Tempo di Dio Tempo dell'uomo, al via incontro di studiosi dell'antichità cristiana

Roma, 9 mag. (Labitalia) - Al via domani il XLVI incontro di studiosi dell'antichità cristiana. A Roma, fino a sabato 12 maggio, presso l'Institutum Patristicum Augustinianum, via Paolo VI, si affronterà il tema 'Tempo di Dio, tempo dell’uomo'. "Quid est ergo tempus? Si nemo ex me quaerat, scio; si quaerenti explicare velim, nescio -dice a Labitalia Padre Vittorino Grossi, tra gli organizzatori dell'evento- La famosa espressione di Sant'Agostino mette in luce la grande difficoltà che si incontra nel definire il tempo che, tuttavia e forse proprio per questo, è stato sin dall’antichità oggetto di un’intensa elaborazione intellettuale testimoniata dal mito e dalla filosofia". La riflessione filosofica greca ha proposto diverse prospettive di lettura della temporalità; particolare rilievo ha assunto la concezione elaborata dal platonismo, che ha visto nel tempo inesorabilmente diveniente l’immagine depotenziata dell’eternità, immobile e pertanto migliore (Plat., Tim. 37d). La Bibbia ha una visione fondamentalmente lineare del tempo, al quale nemmeno Dio si sottrae: il fatto che agli occhi dell’Onnipotente 'un solo giorno è come mille anni e mille anni come un solo giorno' indica che Egli non conosce limiti temporali, quelli a cui la vita di ogni uomo è soggetta: il tempo di Dio appare quindi quantitativamente più che qualitativamente diverso da quello dell’uomo. La riflessione dei primi cristiani ha cercato di operare una sintesi tra queste due concezioni, ma non senza problematicità: se gli apologisti inseriscono in Dio una temporalità connessa alla generazione del Logos, questa viene aspramente criticata da Origene, che invece ne postula una generazione eterna. In ogni caso l’idea di eternità intesa come assoluta atemporalità, che sembra alla fine prevalere su quella più semplice e intuitiva di temporalità illimitata, deve fare i conti con il dato biblico del coinvolgimento di Dio nelle vicende dell’umanità, nelle quali Egli interviene sia attraverso i singoli atti salvifici che in modo ancora più vistoso con l’incarnazione del Logos. Questi interventi divini imprimono nella storia un dinamismo che spesso gli autori cristiani hanno espresso attraverso periodizzazioni che, dopo aver segnato in Cristo il loro culmine, si aprono al compimento escatologico futuro; si coglie facilmente in questa prassi il tentativo di strutturare il fluire storico in una forma che valga a evidenziare in esso il dispiegarsi dell’economia della salvezza. Nel quadro concettuale così delineato s’inserisce anche la visuale patristica più direttamente imperniata sul tempo dell’uomo: dalle età che scandiscono il trascorrere della vita dalla nascita fino alla morte, secondo modelli che coniugano nozioni della cultura greco-romana con i referenti scritturistici, all’esperienza del diverso rilievo del tempo secondo l’alternarsi della dimensione festiva a quella feriale nel calendario liturgico, senza trascurare più in generale la consistenza diversificata dei vissuti al quotidiano in relazione alle varietà delle condizioni di vita. I contributi che verranno illustrati affronteranno questi temi nella trattazione che ad essi hanno riservato gli autori, cristiani o connessi con i cristiani, nei secoli I-VIII, prendendo in considerazione l’ambito teologico, filosofico, esegetico, storiografico, iconografico e liturgico.