Raggi -Giachetti, al Pd manca il senso del ridicolo

Franco Bechis

Che il Messaggero sia sceso in campo a difendere la partecipazione del suo azionista , Francesco Caltagirone, in Acea, non sorprende. Ovvio che non sia piaciuto al quotidiano romano il piano esposto da Virginia Raggi per la municipalizzata (rispetto del referendum sull’acqua, divieto di percepire utili sulla vendita di quello che è ritenuto un bene pubblico, cambio del management) nel caso di elezione a sindaco di Roma. I toni del quotidiano romano erano un po’ sopra le righe, si è trasformato in mezza tragedia quel che accade tutti i giorni in borsa, si è attribuito alla candidata M5s una sorta di danno da 30 euro alle tasche di ogni cittadino romano, si è scritto che senza quel management oggi in carica succederebbe chissà quale cataclisma. In parte falsità, in parte esagerazioni. Che vengono da una prevedibile difesa del portafoglio del proprio azionista, che è anche l’azionista più importante di Acea. Questo non è stato precisato ai lettori del quotidiano romano come si dovrebbe fare, ma pazienza. E’ pecca di gran parte del giornalismo italiano.Quel che è diventato grottesco e testimone dell’assoluta mancanza di senso del ridicolo è avvenuto dopo la pubblicazione di quell’articolo. Con Roberto Giachetti e mezzo Pd  che si sono fiondati sul carro del Messaggero dicendo qualsiasi castroneria possibile per utilizzarlo in campagna elettorale con malcostume antico della più vecchia e trita politica. Mentre loro- che non capiscono un fico secco nè di economia nè di mercati finanziari-  strologavano dei danni terribili provocati dalla Raggi alla borsa italiana e ai romani (che nel 99% dei casi non hanno azioni Acea, e quindi non gioiscono e non piangono per l’andamento di quel titolo), il titolo della compagnia energetica ha iniziato a risalire recuperando una parte di quel che aveva perduto. Avviene ogni settimana, e certo non va annoverata fra le tragedie una caduta del 4,73% in un giorno: Acea ha perso di più in alcune sedute di borsa dell’ultimo anno, senza manco sapere chi fosse la Raggi. In ogni caso nè il Comune di Roma nè Caltagirone possono lamentarsi troppo: anche dopo quella caduta Acea ha guadagnato negli ultimi 30 giorni il 10,25%, in sei mesi il 15,57% e in un anno il 12,89%. Nessuna tragedia di borsa dunque. Semplicemente il titolo Acea è un po’ volatile, e risente dei giudizi assai ondivaghi degli analisti (i veri responsabili della caduta di mercoledì) più di altre quotate. Tanto per intenderci il 13 gennaio Acea valeva 14,27 euro per azione. Un mese dopo, il 12 febbraio, era scesa a 11,71 euro con un crollo che non aveva nulla a che vedere con la Raggi o il M5s. Va su e giù tutti i giorni (giovedì 24 marzo è risalito a 13,66 euro). Ne sa qualcosa il direttore finanziario della società, che il 14 marzo ha acquistato 4 mila azioni Acea a 13,59 euro e il mattino dopo per acquistarne altre 5.700 ha dovuto spendere 13,94 euro. Come accade in borsa si vince o si perde qualcosa solo se si compra o si vende quel giorno. Tutto il resto è fantasia, come quella sui romani che avrebbero perso 71 milioni di euro. Non hanno perso proprio nulla. Il Comune di Roma perderebbe solo se mettesse in vendita le sue azioni, e non c’è nessun progetto del genere in questo momento. Il giorno che lo facesse, magari il titolo varrà assai di più o assai di meno, e lì si faranno i conti. Si può essere d’accordo o contrari ai piani della Raggi su Acea. Non solo è un suo diritto esporli, ma è anche una novità da salutare con piacere il fatto che questo avvenga prima del voto dei cittadini. Dovrebbe essere un esempio per ogni candidato, non uno scandalo. Se non condivido le sue idee sulla municipalizzata romana, non la voto. Se le condivido, le dò la mia preferenza e faccio spallucce di fronte alle polemiche della stampa. Così dovrebbero fare tutti: l’Acea ha come azionista di maggioranza il comune di Roma, guidato dal suo sindaco. E chi si candida ad azionista di maggioranza ha non solo il diritto, ma pure il dovere di dire che intenzioni ha. Ne terranno conto gli azionisti di minoranza quale è lo stesso Caltagirone, poranno valutare gli elettori. Invece di vederli annaspare nel ridicolo, non sarebbe male conoscere gli stessi piani da Giachetti e dal Pd…   Continua a leggere su L'imbeccata di Franco Bechis