In gita dal duce
Scartata la classica idea di portare i ragazzi a Gardaland - sono troppo grandi -, via l’Olanda per le donnine facilmente disponibili e i coffee shop a portata di mano, archiviate mete già viste e riviste, all’Itis Volta di Lodi l’uscita didattica, per due quinte e una terza, si è svolta a Predappio. Compresa nel pacchetto la visita alla casa e alla tomba di Benito Mussolini. Apriti cielo: ne è scaturito il finimondo. E una marea di critiche, polemiche e accuse che sembrano non volersi placare. Prima tra tutte quella di "apologia di fascismo" a carico dei docenti che hanno accompagnato gli studenti: sotto 'accusa' i prof. Paolo Maccagni, Gabriele Santagostino, Giancarlo Silvestri e Walter Scotti, basiti dall'atteggiamento di totale chiusura di alcuni dei loro colleghi. La stessa preside dell’istituto, Luciana Tonarelli, già candidata nella sinistra Arcobaleno ma anche assessore all’Ambiente in giunta di centro sinistra a Vizzolo Predabissi, nel Sudmilano, commenta: «Non mi risulta che la visita alla tomba di Benito Mussolini sia stata presentata come un pellegrinaggio oppure un’occasione di esaltazione del personaggio. E se il consiglio di classe, che è sovrano, l’ha approvata non posso dire nulla». «Non esistono frontiere politiche davanti a cultura e storia», spiega Gabriele Santagostino, insegnante di lettere, «e nessuno di noi ha mai avuto in mente di fare apologia di fascismo. Nè tantomeno di portare la politica nella scuola. Noi facciamo semplicemente il nostro dovere, che è quello di insegnare ai ragazzi». Ciò che risulta maggiormente incomprensibile a Santagostino e colleghi è tutto il fracasso che sta venendo fuori da una semplice gita: «Manco avessimo fatto un'insurrezione scolastica con le armi», sottolinea amareggiato il docente. Se dunque la casa del duce diventa 'meta out' per gli studenti delle scuole superiori, si domanda Santagostino, «allora non si può più andare neppure a Mosca?». Oppure in Russia sì, ci domandiamo noi, perché si tratta di un simbolo comunista e allora va tutto bene? Una cosa è certa: i professori devono fare i professori, e insegnare ai ragazzi. La politica lasciamola ai politici, e soprattutto fuori dalle classi. «Qui siamo insegnanti, non facciamo, faremo nè tanto meno abbiamo fatto politica», conclude Santagostino, «ma quelli che ci stanno accusando ingiustamente...loro sì, viene da dirlo, stanno facendo politica, e proprio dentro la nostra scuola». Silvia Tironi