Il giudice: non è reato

Albina Perri

Quel che è mio è tuo: portare via gioielli al convivente non è reato, così come non lo è per il coniuge. Questo ha stabilito un giudice dei tribunale di Terni, che ha assolto un uomo 44enne, di Avigliano Umbro, ritenendolo «soggetto non punibile». La sua convivente lo aveva denunciato per il furto di alcuni gioielli, spariti dalla sua cassettiera. Mancavano due orologi, due catenine, alcuni anelli e un braccialetto. La donna lo aveva denunciato ed era stato aperto un procedimento penale nell' ambito del quale il pubblico ministero in sede di discussione aveva chiesto la condanna dell'imputato ad un anno di reclusione e 300 euro di multa. Il giudice monocratico Angelo Matteo Socci, lo ha invece dichiarato non punibile spiegando nelle motivazioni della sentenza che «è più ragionevole e conforme alla Convenzione europea dei diritti dell'uomo e alla nuova costituzione europea inserire il convivente tra i soggetti non punibili». La giurisprudenza in materia di non punibilità del convivente registra pareri contrastanti: la Corte di Cassazione con le sentenze del 22 gennaio 2004 e del 28 settembre 2006 si era espressa in due modi opposti relativamente al reato di favoreggiamento, dichiarandolo nella prima sentenza perseguibile e non in quella successiva. Si è ancora in attesa della decisione delle sezioni unite della Cassazione. In passato la Corte costituzionale aveva respinto un ricorso sulla illegittimità costituzione dell'articolo 649 del codice penale nella parte in cui esclude il convivente.