Anche Chiara Poggi
Quattromilaquattrocentoventi (4.420) accessi a 24 siti pornografici, 72 video hard scaricati e copiati da “youporn.com”, 39 filmini cosiddetti “affezionati” e visitati con assiduità. Il computer non è quello noto e incriminato di Alberto Stasi, è il pc fisso della fidanzata uccisa. Anche Chiara, come il ragazzo accusato di essere il suo assassino, cliccava e navigava nell’internet a luci rosse. Fatti privati e della sfera intima di due giovanotti uguali a tanti e che vivono di pane e web, se non fosse che lui è finito sotto accusa per omicidio e il movente contestato è proprio il materiale “sconcio” trovato sul suo portatile. Secondo la pubblica accusa avrebbe ammazzato Chiara in quanto ha scoperto i file proibiti e ne è rimasta disgustata. O forse perché, dopo essersi prestata tre volte («di malavoglia») a farsi filmare mentre facevano sesso, la mattina del 13 agosto 2007 si sarebbe improvvisamente rifiutata, scatenando così l’ira omicida di lui. Lui perverso carnefice; lei vittima ignara delle sue manie sessuali. Come poteva la povera Chiara non sapere dei contenuti del pc di Alberto? E come si può pensare a una sua reazione di ripugnanza scoprendo che Alberto consultava siti hard, se davanti al suo computer lei faceva le stesse operazioni? Impossibile. Ma c’è un «però», qualcuno può obiettare: al ragazzo il magistrato ha contestato il reato di pedofilia, perché sul suo pc sono stati trovati 13 file (cancellati) che ritraevano anche «minori di anni 18 intenti a fare sesso». Detenere materiale pedofilo è reato, ma non sappiamo se Alberto sia colpevole o innocente: il giudice deve ancora decidere se mandarlo a processo per questo. E nel passato del ragazzo non c’è traccia di una “propensione pedofila”. Nelle carte è invece accertato che fra i due c’era una libertà sessuale molto ampia. Si amavano da quattro anni e c’era una buona complicità. Di Cristiana Lodi su Libero in edicola