Bagnasco difende il Papa
Il fiume di critiche contro benedetto XVI "si è prolungato oltre ognibuon senso e non accetteremo che il Papa, sui media o altrove, vengairriso o offeso". Il presidente della Cei cardinale AngeloBagnasco, nel suo discorso di apertura del Consiglio permanente dellaConferenza episcopale italiana, si schiera apertamente a difesa del Santo Padre e invita tutti i vescovi a stringersiattorno al pontefice, nell'ultimo periodo nell'occhio del ciclone, prima per la questione dei lefebvriani, infine per quella dei preservativi. L'accorata difesa del Papa ha occupato tutta la prima parte del discorsodel card.Bagnasco: "Di certo si è prolungato, oltre ogni buon senso un pesante lavorio di critica, dall'Italia e soprattuttodall'estero, nei riguardi del nostro amatissimo Papa", sulla revocadella scomunica ai quattro vescovi lefebvriani e sul caso Williamson"che imponderabilmente vi si è come sovrapposto". "Nessuno tuttavia poteva aspettarsi che le polemiche sarebberoproseguite, e in maniera tanto pretestuosa, fino a configurare un veroe proprio disagio" sfociato poi nella lettera del Papa ai vescovi.Peggio ancora è andata con il "pellegrinaggio in Africa", un "viaggioimpegnativo ed a un tempo ricco di speranza" "sovrastatonell'attenzione degli occidentali da una polemica, sui preservativi,che francamente non aveva ragion d'essere". E in questa occasione "nonci si è limitati ad un libero dissenso - ha affermato con forzaBagnasco - ma si è arrivati ad un ostracismo che esula dagli stessicanoni laici". Il presidente dei vescovi italiani parla di "irrisione"e "volgarità" giunta non solo dai media, ma anche da "alcuni esponentipolitici europei" e "organismi sovranazionali". "E mentre invitiamo idiversi interlocutori a non abbandonare mai il linguaggio di quelrispetto che è indice di civiltà, vorremmo dire, sommessamente ma conenergia - ha concluso - che non accetteremo che il Papa, sui media oaltrove, venga irriso o offeso". Il caso Englaro - Bagnasco ha posto quindi l'accento sul caso di Eluana Englaro, sottolineando che "spetta alla politica agire nell'approntare e varare,senza lungaggini o strumentali tentennamenti, un inequivoco dispositivodi legge che preservi da altre analoghe avventure". La legge sul fine-vita invocata daivescovi italiani va varata "ponendo attenzione a coordinarla conl'altro sospirato provvedimento relativo alle cure palliative" e"mettendo mano insieme alle Regioni a un sistema efficace di 'hospice',che le famiglie attendono non per sgravarsi di un peso ma per essereportate a aiutarlo". Bagnasco si è rivolto inoltre alla società civileaffinché "si mobiliti" per "acquisire in prima persona una coscienzapiù matura della posta in gioco in termini antropologici e culturali,così da evitare nel futuro ingorghi concettuali e tentazioni didelega". "Come vescovi - ha aggiunto il presidente Cei - non possiamonon avere a cuore il supermento di qualunque rassegnazione culturale,mentre occorre portare conforto e far sentire una concreta vicinanza atutte quelle famiglie che fanno fronte con sacrifici e dignità alleprove della vita". Il caso di Eluana ha rappresentato "un'operazione tesa adaffermare un diritto di libertà inedito quanto raccapricciante" e cioé"il diritto a morire": "darsi e dare la morte in talune situazioni dadefinire". Lo ha affermato il presidente dei vescovi italiani, il card.Angelo Bagnasco, aprendo i lavori del consiglio permanente della Cei.Decretando che "a certe condizioni" Eluana poteva morire, ha osservatoBagnasco, si è messo in atto "un procedimento" che "in un solo atto","avrebbe voluto ribaltare tutta una cultura giuridica minuziosamentecostruita sul 'favor vitae', contraddicendo un'intera civiltà basatasul rispetto incondizionato della vita umana". "Per questo motivo - hacontinuato il presidente dei vescovi - ci ha causato una grandetristezza la storia dolorosa eppure umanissima di Eluana, quasi cheessa potesse esistere solo nei termini in cui la desideriamo noi, privadi imperfezioni o asperità". "Non essere all'altezza dello standardvigente - ha ammonito Bagnasco - non può equivalere a una squalifica". Accenti sono stati posti dal cardinal anche sulal crisi economica ("è necessario sollecitare i pubblici poteri, in particolarequando sono a rischio i posti di lavoro nel prendere misure a favore dei soggetti più deboli e delle famiglie in difficoltà"), la questione dei lefebvriani, dei preservativi e del federalismo.