Clandestini, medici in rivolta

Silvia Tironi

"Siamo contrari alla norma contenuta nel decreto sicurezza sull'obbligatorietà di denuncia degliimmigrati clandestini da parte dei medici, perchè è anticostituzionale e in contrasto con la deontologia professionale. Per questo contrasteremo con qualsiasi forma legittima di dissenso questo inaccettabile articolo". Le le principali sigle sindacali dei camici bianchi italiani che operanoall'interno di strutture pubbliche a distanza di poche settimanetornano a fare muro intorno all'emendamento contenuto nel Ddl sulla sicurezza (passatoal Senato, ora all'esame della Camera) che di fatto abroga il comma 5dell'articolo 35 del decreto 25-7-1998 "secondo cui l'accesso allestrutture sanitarie da parte di uno straniero non in regola con lenorme sul soggiorno non può comportare alcun tipo di segnalazioneall'autorità". I sindacati dei medici, in altre parole, si oppongono inparticolare, all'approvazione di un emendamento della Lega nord con cuiè stato abrogato il divieto di denuncia di immigrati clandestiniall'autorità giudiziaria. "Useremo tutti gli strumenti legali: fino alla Corte di giustiziaeuropea passando per la Corte costituzionale", hanno annunciato i sindacati del medici, nelcaso dovesse passare la norma sull'obbligatorietà di denunciaregli immigrati clandestini. Così stando le cose, dicono i sindacati, ilmedico di enti pubblici e convenzionati con il Servizio sanitarionazionale è "obbligato a denunciare" all'autorità giudiziaria. I rischisono diversi: operare senza tranquillità dovendo ogni volta sceglieretra seguire il codice deontologico o la legge, la nascita di una sanitàparallela (ambulatori clandestini) e il pericolo di un accesso inritardo in ambulatorio cosa che preoccupa per la salute pubblica e checomporterebbe il ritorno di malattie scomparse (come focolai ditubercolosi), un aumento dei costi per curaremalattie, e nondimeno un'ulteriore ricaduta sull'organizzazione dellavoro (perdita di almeno un'ora e mezza per una denuncia).