Gossip e fango. Berlusconi non ha mai detto di Angela Merkel che è una "culona"
E dire che un culone (lasciamo stare pure inchiavabile) non dovrebbe passare inosservato. Hai voglia a nasconderlo tra un faldone e l’altro, “quello” non lo copri con un brogliaccio qualsiasi. Mettici pure che il proprietario della protuberanza è cancelliera di Germania. E invece. E invece delle abbondanti terga di frau Merkel non c’è la minima traccia. Dopo giorni a setacciare milioni di pagine di intercettazioni, a sezionare le parole (spesso) in libertà del Cavaliere, i segugi de Il Fatto e i cani da tartufo di Repubblica si sono trovati a sbattere il grugno contro un’evidenza: Silvio avrà detto di tutto, ma non che Angela è “una culona inchiavabile”. La “bomba” fa flop - Niente “bomba” diplomatica: Frattini può tirare un sospiro di sollievo, Berlino non rivolgerà i cannoni di Navarone contro Arcore, e i becchini dello sputtanamento a mezzo stampa (estera) dovranno farsene una ragione e riporre le penne nei calamai. La madre delle intercettazioni imbarazzanti per il Cav si è dissolta come la calunnia rossiniana, in un venticello. E dire che per il giornale di Travaglio l’apprezzamento avrebbe rischiato di terremotare l’intera zona Euro, con conseguenze devanstanti per i conti italiani. «L’intercettazione sulla culona Merkel pesa sull’euro» è il titolo del pezzo in cui ieri Stefano Feltri spiega che la Bild - quotidiano popolare più venduto in Germania - ha ripreso il caso. Sempre ieri, anche Repubblica riprendeva in un pezzo del suo corrispondente gli interrogativi riportati sul tabloid tedesco, oltre che le indiscrezioni apparse sul ben più serio Die Welt: «Le parole del premier italiano sarebbero talmente volgari che non è possibile scriverli e pubblicarli». L’equazione per il duplex anti-Cav è chiara: Silvio straparla e fa terra bruciata con il partner economico più potente proprio ora che vuol darci una mano. Le prove? I giornali stranieri parlano dell’insulto, significa che è vero e Silvio è un irresponsabile. Ma è proprio così? Riavvolgiamo il nastro al 10 settembre. Quando il giornale intravagliato aveva in prima pagina una fotonotizia illuminante - «B. ha detto culona alla Merkel» era il titolo - con un indiscreto dai corridoi parlamentari secondo il quale tra i cronisti di vecchio pelo circolava l’intercettazione incriminata, con tanto di traduzione in teutonico dell’apprezzamento boccacesco e gustoso indiscreto con il tam tam di reazioni su Facebook tra i parlamentari Pdl. Corto circuito - Fino ad allora - a parte una Jena su La Stampa - nessuno aveva fatto allusioni in merito, e nel fiume in piena di parole registrate e trascritte di tutto si parlava meno che delle confessioni sulla circonferenza della Cancelliera che Berlusconi avrebbe consegnato in qualche colloquio con l’esule Lavitola. Quindi i primi a puntare sull’offesa epidermica sono stati proprio i colleghi de Il Fatto. Ovviamente ripresi e amplificati dalla cassa di risonanza del quotidiano di Eugenio Scalfari. La classica pallina di neve che rotolando rotolando diventa poco a poco una valanga. Altri giornali si accorgono della gustosissima polpetta (avvelenata) e la rincorrono, i siti di informazione la rimbalzano, i retroscenisti si eccitano, e le vibrazioni della slavina arrivano ai corrispondenti tedeschi di stanza a Roma. I quali non fanno altro che il loro mestiere: riportano tutto. La notizia è delle più ghiotte, e il periodo non potrebbe essere più propizio: borse a picco, tenuta dell’Euro altalenante, rapporti tra Belpaese e Gemania in equilibrio precarissimo. Lo scandalo si spande a macchia d’olio, alimentando le commentazie degli editorialisti tedeschi e arricciando il naso a quelli più snob anglosassoni. Un alibi perfetto per poter dire «ecco, l’ennesima figura di m... che Silvio ci regala». Ma, almeno stavolta, se la riderà Silvio. di Edoardo Cavadini