Amanda e le giravolte

Dario Mazzocchi

Un regalo un particolare da consegnare al capo della squadra mobile di Perugia, Rita Ficarra. L’aveva promesso Amanda Knox, la studentessa americana inquisita con l’ex fidanzato Raffaele Sollecito per l’omicidio dell’inglese Meredith Kercher. “Amanda mi disse che mi volva fare un regalo”, ha riferito la Ficarra alla Corte d’assise di Perugia, riferendosi alla consegna di un memoriale nel quale la giovane americana riferiva alcuni particolari sulla vicenda. Erano le stesse ore durante le quali l’americana aveva accusato dell’assassinio Patrick Lumumba, poi prosciolto. Ficarra si è soffermata in particolare sulla notte tra il 5 e il 6 novembre del 2007: “Non era stata convocata, ma venne ugualmente perché avevamo chiamato il fidanzato Raffaele Sollecito. La trovai nell'anticamera della squadra mobile che faceva il ponte, la spaccata e la ruota. Faceva vedere la sua abilità ginnica”. Una scena inusuale in un commissariato, in particolare dopo un omicidio. L'ispettore ha proseguito dicendo che quando alla Knox venne fatto il nome di Lumumba in riferimento a un sms trovato sul suo cellulare lei “si mise a piangere, si mise le mani in testa e cominciò a scrollarla. Disse ‘è stato lui’. Sospesi il verbale e informai l'autorità giudiziaria”. La mattina del 6 novembre, quando alla Knox venne notificato il decreto di fermo in lingua inglese, Amanda “si mise a scrivere chiedendomi poi di leggere quel foglio prima di accompagnarla in carcere perché voleva avessi le idee più chiare su quanto successo”. Ficarra ha sottolineato che la Knox “non subì mai minacce o violenze. Venne trattata con fermezza, ma con cordialità”. Nel corso della testimonianza della dirigente della sezione omicidi, Monica Napolenoni, era tra l'altro emerso che sul cuscino trovato sotto al corpo della vittima venne individuata un'impronta di scarpa femminile, di numero 36-38, mai attribuita con certezza.