Omicida-suicida alla Asl

Silvia Tironi

Ci sono nuovi e drammatici risvolti sull’omicidio – suicidio di ieri sera nel consultorio dell’Asl di San Donato Milanese, alle porte di Milano, dove un pare egiziano ha ucciso il figlio di 9 anni prima di togliersi la vita. Non solo un accoltellamento, ma anche un colpo di pistola diretto nella nuca del piccolo, poi pugnalato diverse volte e, infine, una pugnalata a se stesso. Una tragedia che porta la firma di Mohamed Barakat, 52 ani, egiziano con regolare permesso di soggiorno ed una relazione con una cittadina italiana alle spalle, naufragata quattro anni fa. Una violenza insistita perché quando il piccolo è caduto a terra per il colpo di arma da fuoco, l’uomo si è buttato su di lui e, a suo modo, ha voluto così completare l’opera, accoltellandolo. Sono morti entrambi dissanguati. L’ultima ad avere notizia dell’accaduto è stata la madre, 44 anni. Il suo avvocato, Rosalba Cilia, ha riferito al pm che si occupa delle indagini Gianluca Prisco che l’uomo aveva da tempo manifestato intenzioni minacciose, ripetendo che avrebbe portato il figlio con sé, in Egitto. Nel fascicolo dell’inchiesta sono contenute anche due denunce che la donna aveva presentato nel 2005 e nel febbraio scorso. Perché ai carabinieri aveva riferito di essere stata sottoposta a pedinamenti da parte di alcuni “amici” del compagno. Già denunciato Due denunce conservate nel fascicolo aperto, ma un’altra decina sporta da Antonella P. “per le minacce che l’uomo le faceva e che riguardavano il bambino”, come ha raccontato il legale della donna che ha negato qualsiasi matrimonio con Barakat: hanno convissuto per pochi mesi, “ma poi lui se ne è andato un mese prima che nascesse il bambino”. Sul suo conto pendevano diversi precedenti penali: condannato negli anni ’80 a 2 anni e 6 mesi di reclusione per alcuni furti, era stato denunciato nel 1983 anche per detenzione di stupefacenti e segnalato in diverse occasioni in questura sotto diversi nomi. Un medico del Centro socio sanitario di San Donato ha raccontato la storia della famiglia distrutta: “Il bambino aveva un doppio nome, italiano ed egiziano, era molto ben integrato, faceva sport e andava bene a scuola”. Il medico ha ammesso che Barakat “era violento con la ex convivente, ma mai con il figlio”. Fino a ieri sera.