I capi Pd non si sopportano più

Marco Gorra

La verità è che si odiano. E che, ormai, si sono stufati pure di fare il teatrino della dialettica interna e delle posizioni differenti che sono il sale della democrazia. Se le danno di santa ragione nel Pd, e le rese dei conti che prima si cercava perlomeno di consumare lontano dai riflettori, ora esplodono a mezzo stampa e telecamera, per la notevole disinvoltura dei protagonisti. Così, il vice di Veltroni Dario Franceschini (popolare, ma tutt'altro che tetragonamente schierato sulle posizione dei capicorrente in questione) su Canale 5 manda a dire candidamente a Bersani che "se si candidava tra due mesi era meglio". Non bastasse, Franceschini fa sapere che l'altro papabile competitor di Walter, Renato Soru, "è talmente radicato nel rapporto con la sua terra che vincerà le elezioni e farà il presidente della Regione". Più chiaro di così. Sulla Stampa, invece, si consuma l'ennesimo capitolo dello scontro Bindi-Rutelli. I due, che pure in teoria dovrebbero incarnare sensibilità non troppo dissimili, non si sopportano granché, e non perdono occasione per ricordarselo. Oggi è il turno della vicepresidente della Camera, che accusa: "Anche Rutelli ha usato il dramma di Eluana". Svolgimento: "E' la politica della bandierina cattolica dentro il Pd. Della serie: questo partito nel suo insieme non è un interlocutore per le gerarchie ecclesiali ma dentro il Pd c'è qualcuno con il quale parlare. E naturalmente anche su questo terreno ci si lottizza reciprocamente: qualcuno telefona a Fioroni, qualcun’altro a Rutelli; poi Rutelli chiama qualcuno, Binetti qualcun’altro... e si fa a gara per arrivare prima o vedere se c'è rimasto qualche piccolo spazio da occupare". Da Eluana al sindacato, il passo è più breve di quanto si potrebbe dire. E sul sindacato si gioca il round odierno della mamma di tutte le faide interne al Pd: quella tra Veltroni e D'Alema. Perché Baffino è stato da subito uno dei maggiori sponsor dello sciopero en solitaire che la Cgil ha indetto per oggi, mentre Veltroni era rimasto più che tiepido. Ebbene, oggi le cose cambiano: avendo Corso Italia conquistato l'appoggio di una buona fetta dei maggiorenti del partito e risultando quindi la componente del segretario (che tra Quirinale e caso Marino vive giorni un po' appannati) a forte rischio minoritarismo, Veltroni ha dato l'ordine ai suoi. Il corteo della Cgil va presidiato anche dai veltroniani, onde evitare di finire marginalizzato su un tema peraltro dalla grande forza evocativa per l'elettorato di sinistra, col suo carico di precariato e lotte per il lavoro. Se Veltroni riuscirà a sfilare lo sciopero a D'Alema, lo capiremo stasera.